RIYAD – La Fifa ha respinto la richiesta di monitoraggio sulle condizioni dei lavoratori migranti in Arabia Saudita, in vista del Mondiale 2034. Il problema era stato sollevato il mese scorso dall’Organizzazione regionale africana della Confederazione sindacale internazionale (Ituc-Africa), che rappresenta 18 milioni di lavoratori africani. L’Ituc-Africa ritiene le condizioni dei diritti umani nello stato del Golfo “allarmanti” e chiedeva alla Fifa interventi specifici, tra cui la fine del sistema di lavoro kafala e maggior vigilanza sulle condizioni della manovolanza.
Non sono necessarie nuove misure per garantire la sicurezza e il rispetto dei diritti dei lavoratori migranti in #ArabiaSaudita, nei cantieri del Mondiale del 2034. È quello che ha detto la FIFA quest'oggi.
— Pallonate in Faccia @pallonateinfaccia.bsky.social (@pallonatefaccia) January 27, 2025
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La Fifa: “Le attuali misure di controllo sono sufficienti”
In una lettera visionata dal Guardian, Mattias Grafström, segretario generale della Fifa, ha risposto alla Confederazione rifiutando la richiesta. La Fifa sostiene che le misure attualmente in atto sono sufficienti. L’unica imposizione fatta all’Arabia è quella di “rispettare i doveri e le responsabilità secondo gli standard internazionali sui diritti umani in tutte le attività associate al torneo”.
Per ovviare alla richiesta, poi, sono stati citati altri impegni che dovranno essere mantenuti dalle autorità saudite. Tra questi “un sistema di welfare per monitorare il rispetto degli standard sui diritti dei lavoratori legati al torneo”. Ma nel documento ufficiale della candidatura dell’Arabia Saudita come paese ospitante della competizione questo “sistema di welfare” non viene citato. Gli ospiti descrivevano, invece, un “gruppo di lavoro volto a definire una struttura di governance per supervisionare l’implementazione della strategia sui diritti umani”.
Cibo scarso e turni massacranti: le condizioni dei lavoratori
Si stima che attualmente risiedano in Arabia Saudita 10 milioni di lavoratori migranti. La maggior parte dovrebbe costituire la forza lavoro necessaria per organizzare il Mondiale. In particolare, dovrebbero realizzare imponenti infrastrutture. Sono stati promessi, infatti, 11 nuovi stadi, reti di trasporto ampliate e circa 185.000 camere d’albergo, il 50% in più della capacità attuale.
In questo contesto, le loro condizioni di vita sono precarie: vivono in alloggi sovraffollati, il cibo scarseggia e i turni per la costruzione delle strutture sono massacranti.