La tragedia vissuta dalla famiglia Di Lorenzo aggiunge al dolore infinito per la perdita di una figlia l’indignazione per la mancanza di rispetto del dolore stesso. “Tedeschi insensibili e incapaci” si sfogano, nel colloquio con il Corriere della Sera, i genitori di Fabrizia Di Lorenzo, la 31 enne di Sulmona, unica vittima italiana dell’attentato ai mercatini di Natale a Berlino del 19 dicembre scorso, per la quale la famiglia non riceverà neppure un risarcimento «perchè trattata come una vittima di un incidente stradale»
Colpa di un’assurda legge tedesca del 1985, emendata nel 2011, che accomuna le vittime dell’attentato compiuto da Anis Amri alle vittime di un incidente stradale. Norma che esclude il risarcimento come compensazione alle vittime di crimine violento per i danni causati nel caso di un assalto compiuto «con un veicolo a motore o un rimorchio».
L’avvocato Roland Weber, incaricato dal governo di assistere le vittime, ha chiesto di modificare la famigerata normativa dell’85. Nel frattempo, l’unico risarcimento andrà ai parenti dell’autista polacco del tir, perché ucciso da Amri a colpi di pistola e non investito, mentre per questi ultimi l’unico riconoscimento possibile è quello che utilizza il fondo per le vittime della strada di appena 7,5 milioni.
Questo acuisce ancor di più la rabbia. «Premesso che non c’è importo che possa pagare la morte di nostra figlia, – dice mamma Giovanna – un risarcimento significherebbe ammettere le responsabilità per non aver fermato un criminale noto da anni, e per non aver preso precauzioni come le barriere installate dopo l’attentato». Eppure l’Intelligence aveva lanciato l’allarme; la stessa Fabrizia, che dell’integrazione era fiera sostenitrice, temeva un attentato a Berlino. «Ci sentiamo presi in giro da chi non vuole riconoscere di aver sbagliato e non vuol evitare che quello che è successo si ripeta in futuro».
La famiglia Di Lorenzo, papà Gaetano mamma Giovanna ed il figlio Gerardo, denunciano l’assenza del governo tedesco, nei giorni dell’angoscia e in quelli successivi alla notizia della morte di Fabrizia. «Non ci hanno mai contattati nè dato un interprete, ci hanno lasciati soli. Abbiamo dovuto sempre insistere e come noi le stesse famiglie tedesche. Lo Stato italiano invece lo abbiamo sentito con noi, soprattutto le cui insistenze dei diplomatici hanno permesso che il 24 la salma arrivasse a Roma per i funerali di Stato».
Il presidente Joachim Gauck si è scusato con le famiglie delle vittime quando il 17 febbraio li ha ricevuti a Berlino, consapevole che ci erano stati dei disagi, ma non fino a quel punto. «Al Presidente è stato detto che ciò che aveva amareggiato era stata la mancanza di sensibilità e umanità, ma anche che la Germania si era dimostrata inefficiente e incapace, a dispetto della sua immagine internazionale». La famiglia di Fabrizia vuole solo che i tedeschi ammettano pubblicamente le loro responsabilità, garantendo giustizia.
Più partecipazione al dolore per la tragedia sta mostrando invece l’ambasciata tedesca in Italia che, come riferisce la giornalista Maria Latella, sta mettendo a punto in questi giorni un premio alla memoria di Fabrizia, diretto a ragazzi italiani che vivono nel paese, per realizzare una serie di video che raccontino la loro Germania.