Secondo il rapporto su Sicurezza e insicurezza sociale in Italia e in Europa redatto dall’Osservatorio di Pavia, la prima paura degli italiani (44%) è di rimanere disoccupati. Per la maggioranza della popolazione nostrana, dunque, le paure legate ai temi economici sono dominanti, capaci di scalzare addirittura quelle legate al terrorismo, un pensiero solo per l’1,3% degli intervistati.
«Non c’è per ora alcuna traccia di ripresa economica e il numero di famiglie toccate dalla crisi, dal punto di vista del lavoro, è sugli stessi livelli rilevati nel 2014», è scritto sul rapporto. Stando a quanto pubblicato all’inizio del 2015 dai ricercatori dell’Osservatorio, il 43 per cento degli intervistati ha, tra i propri familiari, almeno una persona che ha cercato lavoro senza trovarlo; il 24 per cento qualcuno che, nell’ultimo anno, è stato messo in cassa integrazione, o in mobilità, o a cui è stato ridotto l’orario di lavoro; il 28 per cento ha almeno una persona in famiglia che ha perso il lavoro.
Negli ultimi tempi, è aumentata la percezione degli immigrati come «pericolo per l’ordine pubblico e la sicurezza delle persone», dato indicato da un italiano su tre e che si lega alla visione dell’immigrato come minaccia per l’occupazione (per il 35 per cento degli intervistati), mentre si contrae in misura più significativa quella dell’immigrato come risorsa per l’economia (44%). «La mancanza di lavoro ha spinto i cittadini a prestare maggiore attenzione alla questione occupazionale – spiega il rapporto -, riaccendendo la concorrenza con gli immigrati».
Tirando le somme sui dati presentati dal rapporto, però, il quadro che ne emerge fa ben sperare. Le paure degli italiani sembrano essere in leggera attenuazione rispetto al precedente rapporto. L’indice di insicurezza globale (che somma gli indicatori relativi a questioni che superano i confini nazionali) calcolato dai ricercatori scende dal 78 al 76 per cento. Mentre l’indice di insicurezza economica si contrae in misura ancora più significativa, abbassandosi dal 73 al 67 per cento. Infine l’indice di insicurezza assoluta, che somma le tre principali facce dell’insicurezza (globale, economica o legata alla criminalità) si contrae leggermente: dopo il picco toccato nel 2012 (41 per cento), il numero di persone insicure su tutte le dimensioni prese in esame scende a poco più di un terzo (34 per cento).
Renato Paone