Si aprono piccoli spiragli di luce per i destini finanziari di Deutsche Bank. La principale banca tedesca ribalta i dati di crescita negativi dell’ultimo trimestre del 2018 e chiude l’anno con un utile netto di 341 milioni di euro, dopo quattro anni in rosso e una perdita di 735 milioni di euro nel 2017.
Ma il mercato, che aveva attese superiori, penalizza il titolo che dopo un avvio positivo, cede il 3,3%. Una tendenza ormai consolidata negli ultimi anni. Nell’ultimo lustro la banca tedesca ha visto calare di quasi cinque volte il valore dei suoi titoli, passando dai 34 euro per azione del 2014 ai circa 7 del 2019. Un trend che ha aperto al possibile assalto di investitori stranieri al controllo del gruppo, attratti dal basso costo delle azioni.
Secondo Bloomberg il fondo sovrano qatariota, che controlla già il 6% dei titoli di Deutsche, sarebbe interessato ad acquisire un ulteriore parte del capitale azionario, ripetendo un’operazione simile a quanto fece con la banca americana Lehman Brothers nel 2008. Una prospettiva invisa al governo di Berlino, che preferirebbe la fusione col gruppo tedesco Commerzbank, di cui lo Stato detiene già il 15%. La fusione però non è un’eventualità che i dirigenti di Deutsche Bank tengono in considerazione nell’immediato. A questo riguardo il Ceo Christian Sewing ha dichiarato: “Bisogna prima incrementare la profittabilità, per poi aprirci a fusioni”.
C’è poi da risolvere la querelle sul riciclaggio di denaro sporco, che Deutsche avrebbe favorito movimentando capitali provenienti dalla banca danese Danske, che dalla sua sede estone sarebbe diventata lo snodo per gli spostamenti di fondi illegali dai paesi dell’ex Unione Sovietica. Deutsche Bank starebbe collaborando con la Federal Reserve, incaricata di seguire le indagini sul caso scoppiato negli Usa.
