Per Bersani l’ex presidente del Senato è l’uomo giusto. Convince pure il Pdl ma si allontana Renzi. Nella riunione con i gruppi parlamentari del partito, alle 21 del 17 aprile, Pier Luigi Bersani ha annunciato che il nome dei democratici per il Colle è quello di Franco Marini, ex Margherita, ex sindacalista ed ex presidente del Senato. «La candidatura di Franco Marini è quella che è più in grado di realizzare le maggiori convergenze. È una persona limpida e generosa, uno dei costruttori del centrosinistra legato al lavoro ed al sociale», ha spiegato il segretario ai suoi, precisando però che la partita del Quirinale resta separata da quella del governo.
Il lasciapassare di Berlusconi. «Siamo in un mare mosso, insieme alla larga coesione servirà esperienza politica, capacità ed esperienza. Marini sarà in grado di assicurare convergenza delle forze di centrodestra e centrosinistra, ha un profilo pe essere percepito con un tratto sociale e popolare». Con queste parole Berlusconi ha appoggiato il nome dell’ex presidente del Senato ricordando anche che «Marini non è una persona di centrodestra ma ha sempre dimostrato di essere sopra le parti. Crediamo – ha concluso il cavaliere – che questa sia la soluzione migliore che in questo momento potessimo ottenere»
L’ostruzionismo di Renzi. Ma la scelta accordista della dirigenza Pd, però, ha un oppositore illustre: Matteo Renzi. Pochi minuti prima dell’annuncio di Bersani, infatti, il sindaco di Firenze aveva spiegato a La Stampa la sua contrarietà alla candidatura di Marini, annunciando che i suoi non avrebbero sostenuto l’ex Dc al Colle. «I nostri parlamentari non lo voteranno». Una presa di posizione netta, cui ha fatto eco anche la deputata Marianna Madia, annunciando via Twitter che anche molti non-renziani non intendono votare l’ex presidente del Seanto.
Gabanelli e Strada rifiutano, Rodotà accetta. Sul fronte Cinque Stelle, Beppe Grillo lancia la candidatura di Stefano Rodotà, dopo il rifiuto sia della vincitrice delle Quirinarie, Milena Gabanelli (“Dico no ai 5Stelle, resto a fare la giornalista”) sia di Gino Strada (“Dopo di me c’è una persona che io stimo. Sono più utile al Paese continuando a lavorare per Emercency”). Grillo lo annuncia su Twitter: “Dopo la rinuncia di Gabanelli e Strada ho chiamato Rodotà che ha accettato di candidarsi e che sarà il candidato votato dal M5s”.
Opinioni sulle altre candidature. Ben altri nomi si erano rincorsi tra i “quirinabili” in queste ore. In caduta libera le previsioni a favore di Giuliano Amato e Massimo D’alema, figure attorno alle quali, seppur affievoliti dopo la candidatura di Marini, proseguono i dibattiti. Ma l’elezione di D’Alema o anche quella di Giuliano Amato,entrambe in accordo con il Pdl – e con il M5s tagliato fuori – è fortemente osteggiata dai vendoliani e da una parte della sinistra del Pd contraria all’accordo col Cavaliere.
Vendola si smarca. Sel e una parte dei democratici è più propensa infatti a votare un presidente in accordo con il M5s. Il nome è quello di Stefano Rodotà, giurista “di sinistra” con tre legislature alle spalle e un approccio molto libertario sui temi etici (è favorevole per esempio alla depenalizzazione dell’eutanasia), che i vendoliani voterebbero sperando che l’intesa sul Quirinale con i grillini spiani la strada anche a un governo Pd-M5s.
Marco Potenziani