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La Consulta si pronuncerà
sulla costituzionalità
della legge 'Spazzacorrotti'

Il verdetto è previsto per l'11 febbraio

Ancora polemiche sulla prescrizione

di Marco Valentini04 Febbraio 2020
04 Febbraio 2020

Il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, in una recente immagine d'archivio. ANSA/RICCARDO ANTIMIANI

Mentre divampano le polemiche e la maggioranza di governo si divide sulla riforma della prescrizione, la legge ‘Spazzacorrotti’ finisce davanti alla Corte costituzionale. L’organo, con sede a palazzo della Consulta, si dovrà pronunciare il prossimo 11 febbraio in merito alla retroattività della stretta sui benefici penitenziari per i condannati per reati contro la pubblica amministrazione. Il testo della legge prevede che l’articolo 4 bis dell’ordinamento penitenziario – cioè quello che esclude una serie di gravi delitti, come quelli di mafia e terrorismo, dalla concessione dei benefici penitenziari –  sia esteso anche ai reati più gravi contro la pubblica amministrazione. Per questo aspetto della norma il Tribunale di sorveglianza di Venezia ha chiesto il parere della Corte, sollevando la questione di costituzionalità.

In attesa della pronuncia, continua il muro contro muro sulla riforma della prescrizione tra MoVimento 5 Stelle e Italia Viva, con il Partito Democratico nel ruolo del mediatore tra le parti. I pentastellati vogliono mantenere il testo così com’è mentre il partito di Matteo Renzi minaccia di affossare la legge in parlamento, votando con l’opposizione, se non verranno effettuate modifiche consistenti. In Senato, dove i numeri per il governo sono più risicati, Iv potrebbe presentare un emendamento condiviso con Forza Italia, innescando un meccanismo che potrebbe mettere in crisi la maggioranza.

“C’è un confronto all’interno del governo e della maggioranza ma sono sicuro che con dialogo e la mediazione di Giuseppe Conte riusciremo a trovare un compromesso al rialzo nell’interesse dei cittadini. Processi brevi e una certezza della pena”. Prova a smorzare così le polemiche, gettando acqua sul fuoco con un tweet, il ministro per i Rapporti con il parlamento Federico D’Incà, che però sottolinea come “per troppo tempo abbiamo avuto governi che si sono fatti le leggi ad personam per sfuggire ai processi e questo non è più tollerabile. La questione va risolta in modo complessivo e con la collaborazione di tutti”.

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