Il verdetto è arrivato alle 18:30 di ieri pomeriggio: la Consulta ha respinto il ricorso di Silvio Berlusconi per legittimo impedimento. Nel marzo del 2010 infatti l’allora presidente del Consiglio doveva partecipare ad un’udienza del processo Mediaset, udienza alla quale non si è presentato per un Consiglio dei ministri convocato all’ultimo momento. Interdetto e senza prescrizione quindi, mentre la sentenza di secondo grado che ha condannato il Cavaliere a 4 anni di reclusione (3 già coperti da indulto) e a 5 anni di divieto a svolgere ruoli di pubblico ufficio andrà dritta in Cassazione, senza ulteriori interruzioni.
E mentre i ministri del Pdl, “allibiti, preoccupati” e scossi dalla decisione della consulta, minacciano le dimissioni di massa su proposta del vice presidente del Senato Maurizio Gasparri, è lo stesso Berlusconi a calmare le acque con una nota nella quale ha confermato la sua lealtà verso il Governo Letta: ” L’odierna decisione della Consulta, che va contro il buon senso e tutta la precedente giurisprudenza della corte stessa, non avrà alcuna influenza sul mio impegno personale, leale e convinto, a sostegno del Governo né su quello del Popolo della libertà”. Immediata la replica dell’Anm, l’associazione nazionale dei magistrati: “Inaccettabile parlare di sentenza politica”, mentre per molti esponenti del Pdl si tratta di una decisione che “travolge ogni principio di leale collaborazione e sancisce la subalternità della politica all’ordine giudiziario”.
Secondo la sentenza “spettava all’autorità giudiziaria stabilire che non costituisce impedimento assoluto alla partecipazione all’udienza penale del primo marzo 2010 l’impegno dell’imputato presidente del consiglio dei ministri, di presiedere ad una riunione da lui stesso convocata per tale giorno, che egli aveva precedentemente indicato come utile per la sua partecipazione all’udienza”. Questo significa che i magistrati non hanno ritenuto quella riunione del Consiglio dei ministri di impedimento alla presenza in aula di Berlusconi perché non dettata da motivi improvvisi e urgenti, ancor più considerando il fatto che il calendario delle udienze era stato fissato in base agli impegni dell’imputato. E mentre da una parte Epifani, leader del Pd, ha dichiarato ai microfoni di Sky di non vedere un rapporto tra la sentenza, che dà ragione ad una parte e torto all’altra, con il quadro politico, in un’intervista al Messaggero Franco Coppi, legale di Berlusconi, ha definito la pronuncia della Corte Costituzionale come “discutibile” perché “crea un precedente pericoloso stabilendo che il giudice può decidere quando un Consiglio dei ministri è o meno indifferibile”.
Rabbia e frustrazione sono i sentimenti che in queste ore caratterizzano lo stato d’animo di Berlusconi, come riferito da fonti pidielline a lui molto vicine che lo hanno incontrato ieri sera.Il leader del Pdl continua a sostenere di essere vittima di un accanimento giudiziario senza precedenti ed è per questo che vorrebbe al più presto un incontro con Napolitano, magari prima della sentenza di primo grado del processo Ruby attesa già per lunedì prossimo, per avere garanzie dal Colle che non sarà la magistratura a riuscire laddove i suoi avversari politici hanno sempre fallito, cioè eliminarlo dalla scena politica italiana.
Manuela Moccia