È attesa per oggi la decisione della Corte costituzionale sull’ammissibilità del referendum sul Rosatellum. Sostenuto dalla Lega, il quesito referendario ha l’obiettivo di rendere maggioritario l’attuale sistema di voto.
Il Carroccio lo scorso settembre ha chiamato in causa i Consigli regionali di 8 regioni governate dal centrodestra (Veneto, Sardegna, Lombardia, Friuli, Piemonte, Abruzzo, Liguria e Basilicata) che hanno depositato il quesito. Lo scorso 21 novembre la Cassazione ha ritenuto il quesito “conforme alle norme di legge”, rinviando al giudizio della Consulta.
Qualora il referendum fosse ammesso si voterebbe presumibilmente entro la fine della primavera e dovrebbe recarsi alle urne almeno il 50% +1 degli aventi diritto. Gli italiani dovrebbero decidere se abolire la quota proporzionale del Rosatellum (i 2/3 dei parlamentari ad oggi vengono eletti così). Se vincesse il sì il sistema elettorale diventerebbe simile a quello del Regno Unito: in ogni collegio sarebbe eletto solo il candidato che prende più voti.
La trasformazione della legge in maggioritario, però, si scontrerebbe con il referendum sul taglio dei parlamentari, che si dovrebbe tenere a maggio o giugno. In caso di approvazione del taglio andrebbero ridisegnati i collegi del Rosatellum, a meno di non dare troppo potere ad alcune regioni a discapito di altre.
A una nuova legge elettorale si sta lavorando anche sul fronte della maggioranza, che ha proposto il cosiddetto Germanicum: un proporzionale puro, con soglia di sbarramento al 5%. La Lega ha proposto come mediazione il ritorno al Mattarellum, che sarebbe per i 2/3 maggioritario e per 1/3 proporzionale. Qualora la Corte ammettesse il referendum sul Rosatellum, ma il Parlamento approvasse una nuova legge elettorale, il voto sarebbe annullato.