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M5S detta l’agenda del messaggio politico”

“Tra slogan a effetto e cadute di stile
M5S detta l’agenda del messaggio politico”

di Christian Dalenz22 Settembre 2017
22 Settembre 2017

Quanto conta davvero la Casaleggio Associati nella comunicazione pentastellata, e quanto la creatività di ciascun attivista? Roberto De Rosa è uno studioso di comunicazione politica ed ha insegnato alle Università Lumsa di Roma e Tuscia di Viterbo. Con lui cercheremo di capire meglio come funziona la comunicazione politica nel M5S.

Che ne pensa del modo in cui la Casaleggio Associati prepara la comunicazione del M5S?

“Si tende a credere che il M5S funzioni in maniera ben definita. In realtà c’è un magma di stili molti diversi tra loro e di molte persone senza alcuna esperienza di comunicazione politica. Si tende a credere che la Casaleggio istruisca gli eletti, ma è vero solo in parte. L’azienda opera per rendere il movimento in grado di avere una linea unica, ma l’interpretazione dei singoli è però molto personale e diversificata da persona in persona. Faccio un esempio: Di Maio durante le amministrative rispettò il silenzio istituzionale anche sui social media, Di Battista invece lo ruppe. Troviamo insieme una comunicazione professionale come quella pianificata per la campagna elettorale di Virginia Raggi e una presenza capillare sul territorio non facilmente osservabile, ma molto efficace. In questo secondo caso i cittadini riescono a sentire i candidati ed eletti del m5s persone come loro. I dati a mia disposizione dicono che questa strategia è per loro la più importante e fruttifera in questa fase: l’emotività è la linea rossa della comunicazione pentastellata, “rivoluzione” la loro parola chiave. Un linguaggio certamente populista.”

Dunque la Casaleggio è meno coinvolta rispetto a quanto si pensi, e c’è molta anarchia?

“Magari la Casaleggio stesse più dietro ai pentastellati! Le cadute di stile sono molte, pensi alla recente uscita di Carlo Sibilia sulle code per comprare l’iPhone. Il tema dell’innovazione è importante, ed è un tema più urgente del dibattito su fascismo e comunismo. Ma qui la questione è stata posta male. Se c’è una regia dietro la comunicazione politica, non avviene in ogni contesto.

Il Partito Democratico ha dunque una comunicazione molto più studiata, rispetto all’improvvisazione pentastellata?

“Sicuramente sì. Il PD ha la struttura, la capacità e l’esperienza politica per poter articolare una comunicazione coerente. Ma c’è una questione fondamentale: il M5S sta dettando l’agenda della comunicazione (in parte anche la Lega Nord), e il PD lo sta seguendo, affrontando gli stessi identici temi e allo stesso identico modo dei grillini. È una tendenza che Renzi assunse già all’epoca delle elezioni europee nel 2014. Ad esempio, “prima gli italiani” viene ormai detto anche dal segretario del PD.”

Che ne pensa dei toni eccessivi usati a volte nei titoli del Blog di Beppe Grillo? È una strategia di marketing?

“Penso che sia più uno stile, una firma. Che ha trovato un grande consenso, al punto di essere preso in giro. Proprio questo dileggio ci fa capire che è ormai uno stile riconosciuto da tutti, un patrimonio comune. La strategia è consistita nel capire che una grande fetta di elettorato poteva essere raggiunta in quel modo.”

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