PECHINO – Entra nel vivo la guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina. Da oggi, 10 marzo, in Cina scattano le nuove tariffe, più alte del 10% e del 15% su alcuni prodotti agricoli americani come risposta ai dazi sulle importazioni cinesi voluti da Donald Trump.
Dazi che rappresentano una ritorsione da parte di Washington nei confronti della Repubblica popolare, accusata di non aver preso le misure adeguate per fermare il commercio di Fentanyl, droga sintetica responsabile di circa 100mila morti all’anno in America.
La risposta di Pechino, però non si è fatta attendere. Le tariffe doganali più alte, sui prodotti che arrivano dagli Usa, riguardano pollame, grano, mais e cotone mentre i dazi più bassi sono applicati su soia, sorgo, carne suina, bovina, prodotti ittici, frutta, verdura e latticini. Imposte che non si applicheranno alle merci partite prima del 10 marzo, purché arrivino in Cina prima del 12 aprile.
Per gli analisti la ritorsione di Pechino è uno strumento volto a colpire il consenso elettorale di Trump nonostante la risposta della Cina non sia solo nei confronti degli Stati Uniti ma anche alle misure adottate dal Canada, con altri dazi su olio di colza e carne di maiale dal prossimo 20 marzo.
Tuttavia, queste imposte scattano in un momento di crisi per l’economia cinese, provata dalla debolezza dei consumi, una prolungata crisi del debito nel settore immobiliare e l’elevata disoccupazione giovanile.
Intanto, Trump potrebbe annunciare altri dazi in questa settimana. Il presidente Trump è intervenuto a Fox News e non ha negato che quest’anno potrebbe esserci una recessione dell’economia, nonostante il tycoon ha affermato: “Odio prevedere queste cose”. Dunque, il nuovo programma economico in atto negli Stati Uniti apre a un periodo di transizione dai risvolti non certi.