Le messe sono possibili nelle aree non considerate a rischio dall’infezione da coronavirus, pur nel rispetto delle nuove indicazioni date dal governo per contrastare l’emergenza. A farlo sapere è la Conferenza episcopale italiana, che “ribadisce la possibilità di celebrare la Santa Messa, come di promuovere gli appuntamenti di preghiera che caratterizzano il tempo della Quaresima”.
La Cei aggiunge che la Chiesa “condivide questa situazione di disagio e sofferenza del Paese e assume in maniera corresponsabile iniziative con cui contenere il diffondersi del virus”, per poi assicurare “la vicinanza della preghiera a quanti sono colpiti e ai loro familiari”.
Parole sostenute anche da Don Ivan Maffeis, sottosegretario della Cei, in un’intervista a Tv2000, in cui chiede di non rassegnarsi all’isolamento e alle divisioni che il virus comporta. E dedica un pensiero a chi è stato colpito dal virus e chi lotta per contrastarlo, a chi non si rassegna a lasciare le persone in balìa del virus o della paura. “A tutte loro dobbiamo essere riconoscenti”, ha sottolineato.
Un segnale importante in un momento che rimane comunque critico per la celebrazione delle messe nelle aree più colpite dal contagio, come al Nord. In Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna, ma anche nelle province di Savona, Pesaro e Urbino, la Cei ha chiesto che tutte le Sante Messe previste per la prossima settimana fossero cancellate.
A Milano il Duomo è stato riaperto al pubblico il 2 marzo, dopo la chiusura di una settimana stabilita in via precauzionale per l’emergenza Covid-19, che comportò l’interruzione delle celebrazioni. Ma nonostante la riapertura, la cattedrale del capoluogo lombardo attira al momento pochi visitatori, tenendo anche conto degli ingressi limitati a sole dieci persone alla volta in orari compresi tra le 9 e le 18.