Il processo per l’indipendenza della Catalogna potrebbe avere il suo culmine oggi pomeriggio. Il presidente della Generalitat, Carles Puigdemont, parlerà al Parlamento di Barcellona, dove è previsto che prenda atto del risultato del referendum, illegale secondo Madrid.
Puigdemont dovrà dire cosa vuol fare di quei due milioni di voti: usarli per dichiarare l’indipendenza della regione o metterli sul tavolo per una trattativa con la Spagna. In tanti gli chiedono di frenare, di procedere con calma, tra cui il segretario socialista Pedro Sanchez: “In caso di secessione staremo con il governo”. Ma anche la sindaca di Barcellona, Ada Colau, che ha chiesto di non “distruggere i ponti”.
Spagna e Europa guardano con paura alla Catalogna. Potrebbero essere incalcolabili le conseguenze di quella che nella prima città catalana chiamano “Dui”, la dichiarazione unilaterale di indipendenza.
Nel Partito popolare i toni sono durissimi. Il dirigente Pablo Casado ha evocato il passato: “Puigdemont non faccia come Companys”. Un riferimento al presidente della Generalitat che proclamò l’indipendenza nel 1934 e fu poi arrestato dalla Repubblica spagnola e fucilato sul promontorio del Montjuic, da Franco, nel 1940.
Nessuno ha svelato chiaramente le proprie mosse. E se non è ancora chiaro cosa esattamente dirà Piugdemont, non si sa neppure quali saranno le reazioni concrete di Mariano Rajoy, il presidente del governo spagnolo. “Reagiremo”, è l’unica cosa che hanno affermato da Madrid, dove ormai si parla apertamente di “golpe” di fronte all’ipotesi di una dichiarazione di indipendenza a Barcellona.
Tra i rischi previsti è che la ribellione possa incendiare le strade: le proteste non mancheranno e gestirle non sarà facile. Dopo il discorso del presidente della Generalitat, il presidente del governo spagnolo Rajoy si presenterà domani nel Parlamento nazionale, a Madrid, per informare sulle misure che deciderà di prendere.