Trentuno morti, 110 dispersi e 250 mila evacuati. Sembra un bollettino di guerra, invece sono i numeri dell’incendio Camp Fire. Definito così per le sue dimensioni, ha bruciato sinora 40 mila ettari, distrutto 7.000 case e annientato 300 aziende.
“Quando siamo andati a letto, l’incendio era lontano da dove viviamo. Ma quando il cane ci ha svegliati, tutto bruciava intorno a noi. Siamo scappati in pigiama. Inseguiti dal fuoco velocissimo.” Queste le parole di uno dei sopravvissuti – Brian Robertson – che ha perso la sua azienda, inghiottita dalle fiamme.
Ad alimentare i roghi sono i venti caldissimi, come El Diablo da nord e Santa Ana da sud. Dal deserto soffiano verso il mare, causando prima siccità e poi il rinvigorirsi delle fiamme. La diminuzione delle correnti attesa per sabato non c’è stata; ieri infatti il vento ha ricominciato a soffiare. Intanto, le autorità stimano che ci vorranno tre settimane per domare l’incendio, la cui causa non è stata ancora individuata.