Ventidue anni e molto coraggio. Emilia è la giovane bibliotecaria che, mettendosi contro il Collettivo universitario bolognese (Cua), ha denunciato episodi di droga e violenze che in molti sapevano, ma che hanno preferito mantenere nel silenzio.
Quando all’Alma Mater chiudevano gli uffici amministrativi e rimaneva aperta soltanto la biblioteca, il Collettivo universitario, formato per lo più da studenti anarchici – e non – volendo occupare la biblioteca per un progetto di “liberazione” che ha del proselitismo, aprivano le porte a droga, risse, furti e abusi sessuali. Secondo il Cua, infatti, non si può blindare un luogo pubblico, che dovrebbe essere a disposizione di tutti.
I collaboratori della biblioteca in via Zamboni 36, tra cui Emilia, avevano chiesto maggiori controlli e proposto all’Ateneo l’istallazione di alcuni tornelli all’ingresso dell’Università, già nel maggio dello scorso anno, per assicurare l’ingresso solo agli studenti muniti di badge. L’allarme dei collaboratori tuttavia ha fatto scoppiare gli ennesimi e violenti scontri tra Collettivo e Polizia, culminato nella devastazione della biblioteca stessa. «La situazione al 36 è difficile, il personale è spaventato, ci sono grosse difficoltà a tenere aperto, c’è chi ha paura e gli studenti non si sentono di frequentare la biblioteca in queste condizioni», aveva dichiarato qualche settimana fa lo stesso rettore Francesco Ubertini.
Dopo che il Cua ha cercato di entrare questa mattina alle 9 in biblioteca, per cercare di sistemare – secondo quanto dichiarato dagli stessi – sia le aule che i libri e gli appunti salvati dopo gli scontri, non avendo successo, ha richiesto un incontro con la presidente Francesca Tomasi, che è stato accordato per le 17. Ma questa è solo la prima azione del Cua: infatti, in una settimana che si annuncia caldissima sul fronte delle proteste. Domani alle 18 è prevista l’assemblea generale al 38 di via Zamboni, la sede di Lettere, per decidere il da farsi nei giorni prossimi. «Abbiamo chiesto la mobilitazione di tutti gli atenei d’Italia, ciascuno nel proprio territorio, per giovedì. Ognuno farà azioni di protesta per portare avanti il nostro progetto di “occupare per liberare”». Questo quanto dichiarato dal collettivo, molto attivo soprattutto sui social, dove non sono mancati attacchi verbali anche alla bibliotecaria ventiduenne che ha denunciato le irregolarità. Emilia, infatti, è stata definita una “spia” ma anche una “bugiarda infame”.
LA TESTIMONIANZA di Rossella Assanti, ex studentessa di Lettere dell’Alma Mater (AUDIO)