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HomeCultura Architettura, un secolo dalla rivoluzione del Bauhaus

Un secolo di Bauhaus
rivoluzione moderna
dell'architettura

Previsti concerti, workshop e spettacoli

seicento manifestazioni in Germania

di Giorgio Saracino17 Gennaio 2019
17 Gennaio 2019

Manifesto di un corso tenuto nel 1922 a Weimar.

“A questo punto non ci saranno più confini tra artigianato, scultura e politica; tutti questi aspetti saranno una cosa solo: Architettura”. Così scriveva nel 1918 Bruno Taut nel suo programma sull’architettura, anticipando i principi su cui si basava il programma del Bauhaus: abbreviazione di Staatiches Bauhaus, è stata una scuola d’arte e di architettura della Germania fondata da Walter Gropius e Erich Mendelsohn a Weimar, che operò dal 1919 al 1933.

Nata dalla fusione della Scuola Granducale di Arti Plastiche e della Kunstgewerschule, il movimento promuoveva la collaborazione tra discipline creative come parte di un progetto utopico. Gran parte dei contenuti dei suoi laboratori fu venduta durante la seconda guerra mondiale.

Gropius, il fondatore, sentiva che con la fine della Prima guerra mondiale era iniziato un nuovo periodo storico: voleva creare uno stile architettonico che riflettesse la nuova era. Josef Albers, Wassily Kandinsky, Paul Klee tra gli avanguardisti; per i primi tre anni la scuola tedesca fu caratterizzata dalla presenza del pittore svizzero Johannes Itten: allievo di Franz Cizek, il suo insegnamento si fondava sulla possibilità di stimolare la creatività dell’individuo.

Il Bauhaus ebbe il suo massimo splendore a Dessau – città nel quale la scuola fu spostata dopo un cambio nel governo – tra il 1925 e il 1932, prima di essere chiusa nel 1933 sotto la pressione dei nazisti. Hannes Meyer e Ludwig Mies van der Rohe furono i due direttori dopo Gropius.

Uno dei principali obiettivi del Bauhaus era di unificare arte, artigianato e tecnologia. La macchina veniva considerata un elemento positivo; il design industriale e del prodotto ne erano componenti importanti. Nel programma non era previsto l’insegnamento di storia, perché si supponeva che tutto dovesse essere disegnato e pensato per la prima volta, senza rifarsi a modelli precedenti.

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