Mezzo miliardo di euro. Solo 48 milioni all’Italia. Queste le somme messe sul tavolo dalla Ue per sostenere gli agricoltori colpiti dalle conseguenze della guerra in Ucraina. L’obiettivo del provvedimento approvato ieri dalla Commissione Europea è garantire la sicurezza alimentare dei Paesi Ue. E se gli aiuti di Stato appaiono ancora modesti, la parte del leone la fanno le misure di incentivo al settore agricolo.
Nel “Pacchetto Ucraina” ci sarà infatti una maggiore flessibilità sui requisiti di importazione per i mangimi e un sostegno al mercato delle carni suine. Non solo. Per migliorare l’accesso ai prodotti alimentari gli Stati potranno applicare aliquote ridotte dell’Iva, attingere ai fondi Ue per l’aiuto agli indigenti, ma soprattutto ci sarà la deroga per coltivare quattro milioni di ettari di terreni incolti. Un via libera, quest’ultimo, che in Italia si tradurrà in circa altri 200mila ettari di terreno da coltivare che equivalgono a una produzione aggiuntiva di 15 milioni di quintali tra mais, grano duro e tenero.
Una rivoluzione agricola che serve a incrementare la produzione per compensare il blocco all’import di materie prime alimentari da Russia e Ucraina e consentire alle fasce più deboli della popolazione europea di non risparmiare sulla dieta. Quest’anno, ad esempio, l’Italia avrà otto tonnellate di mais in meno dall’Ucraina, ma gli aiuti di Stato dell’Ue rischiano di essere insufficienti. Il nostro Paese porterà a casa quasi 50 milioni di euro, una somma che potrà essere integrata fino a 148 milioni grazie ai fondi nazionali. Cifre che però molte organizzazioni di agricoltori giudicano insufficienti alla luce del calo del 30% della produzione di grano già in atto negli ultimi anni. Di più. Secondo alcuni economisti il tetto di 35mila euro a azienda fissato per gli aiuti di Stato rischia di vanificare l’intero pacchetto di ristori. Tutti i fondi stanziati vengono infatti dalla riserva del Pac e l’Ue non ha intenzione di fare altro debito comune. Di un Recovery agricolo non c’è davvero aria.