Nessun dietrofront assicura Tria, all’indomani della risposta alla Commissione Europea in merito alla manovra, ma solo coscienza di “aver scelto un’impostazione di bilancio non in linea”, per portare la crescita del Pil al fatidico 1,5%. Una previsione ottimistica, secondo l’Ue, che in giornata chiederà all’Italia, tramite “contestazione formale”, di modificare il progetto di bilancio in relazione ai saldi che violano il patto di stabilità e gli impegni di riduzione del deficit in termini strutturali. Una bocciatura, quindi.
Il governo è pronto a un eventuale intervento di fronte a un quasi sicuro no, fa sapere Tria nella lettera alla Commissione. Del resto, “il 2,4% resta il tetto massimo – ha dichiarato Conte -, siamo disponibili a valutare un contenimento nel corso dell’attuazione della manovra”.
Dovrebbero essere confermati la “quota 100” e il reddito di cittadinanza ma potrebbero essere “snelliti” nella manovra per ridurre l’impatto sul rapporto deficit/Pil. Secondo alcune indiscrezioni, il governo pensa di restringere la platea dei destinatari dei principali provvedimenti, oppure far slittare direttamente l’inizio delle misure nei mesi e negli anni successivi. Per le pensioni, ad esempio, i 400mila beneficiari potrebbero ridursi, con un risparmio di 2 miliardi sui 7 inizialmente previsti, e la manovra richiederebbe comunque mesi per essere avviata, con una riduzione del costo preventivato sul 2019. Del resto, in audizione alle Camere, Tria aveva presentato la riforma sulle pensioni come “una finestra temporanea”, per la quale si valuterà in seguito in quale modo proseguire.