Tim potrebbe diventare americana. È stata presentata un’opa amichevole del fondo statunitense Kkr sul 100% delle azioni della società telefonica, a 0,5 euro l’una. Per ora si tratta di una semplice proposta e per di più subordinata all’ok dell’esecutivo, ma in attesa della riunione straordinaria del cda della Tim del 26 novembre, qualcosa inizia a muoversi. Malgrado l’opposizione della società francese Vivendi, azionista di maggioranza della Tim, e la sfiducia espressa da 11 consiglieri verso l’ad Luigi Gubitosi, il titolo dell’ex Telecom vola oggi in borsa al 22%.
Molte sono le ragioni di questo boom. In primo luogo, il fondo americano mette sul piatto 11 miliardi, con una valorizzazione di oltre il 60% del valore di Tim. Kkr ha poi capito da tempo che la somma delle parti dell’ex Telecom ha un valore nettamente superiore a quello espresso dalla Borsa: con lo spezzatino della Rete e dei servizi commerciali si potrebbe arrivare a 1 euro di valore contro i 30 centesimi espressi a Piazza Affari. Non fa paura poi il netto rifiuto di Vincent Bolloré, numero uno di Vivendi. Secondo gli analisti l’opa può avere successo anche senza le azioni del finanziere bretone, se raggiunge la soglia del 51%.
Da non trascurare poi è l’atteggiamento prudente del governo italiano. Salvaguardia dell’occupazione e realizzazione della banda ultralarga sono paletti non negoziabili rispetto ai quali il governo ribadisce di essere pronto a usare lo strumento del golden power, ma non sfugge al premier Mario Draghi la straordinaria opportunità dell’intera operazione: rinazionalizzare la Rete unica. In Italia nel settore operano due società: FiberCop, di Tim, e OpenFiber, controllata al 60% da Cassa depositi e prestiti. Non è escluso che l’esecutivo possa dare l’ok all’operazione di Kkr concordando che in un secondo momento Cdp possa riprendere quota in Tim. A quel punto si potrebbe realizzare la rete unica. Di tutto questo si dovrà occupare il gruppo di lavoro voluto da Draghi, che sarà composto dai ministri dell’Economia, Daniele Franco, dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, della Transizione digitale, Vittorio Colao, il sottosegretario della presidenza Roberto Garofoli, il delegato ai servizi segreti Franco Gabrielli e il consigliere economico del premier Francesco Giavazzi.