KIEV – Si aggrava lo scontro tra Kiev e Mosca. Questa mattina l’esercito russo ha sferrato un attacco contro l’Ucraina dalla regione meridionale di Astrakhan lanciando un missile balistico. La denuncia arriva dall’aeronautica militare di Kiev secondo cui l’attacco russo ha preso di mira aziende e infrastrutture nella città centro-orientale di Dnipro. Il missile – conferma una fonte interna all’esercito ucraino – non trasportava una testata nucleare. Ma resta comunque la paura.
È la prima volta, infatti, che Mosca usa un’arma così potente durante la guerra contro l’Ucraina per rispondere a quella che aveva definito come una “grave escalation”. Che ha utilizzato i missili a lungo raggio statunitensi e britannici – dopo l’autorizzazione di Biden e Starmer due giorni fa – per colpire obiettivi all’interno della Russia.
Una concessione, quella degli Stati Uniti, approvata anche dal ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani: “Le decisioni americane sono assolutamente giustificabili, anche perché c’è stata una rinnovata aggressività da parte della Russia”. Per il numero uno della Farnesina, la decisione del Cremlino di coinvolgere la Corea del Nord nel conflitto “è il tentativo di avviare un’escalation da respingere al mittente”.
Un’escalation che, però, sembra dietro l’angolo. Proprio nelle ultime 24 ore – fa sapere il ministero della Difesa russo – le forze aeree del Cremlino hanno abbattuto due missili Storm Shadow. Sotto tiro dei raid missilistici anche la centrale nucleare di Zaporizhzhia, già conquistata dall’esercito russo e ora sull’orlo di un blackout. Gli attacchi alle linee elettriche hanno lasciato l’impianto collegato a una sola linea e il rischio, secondo il ministero dell’Energia ucraino, è che vengano compromesse le condizioni di sicurezza del funzionamento. E che si possa causare, così, un incidente nucleare.
Nonostante l’aggravarsi del conflitto, riaprono le ambasciate a Kiev. La sospensione delle attività diplomatiche avvenuta ieri era dovuta al timore di un massiccio attacco aereo sulla capitale ucraina. Una scelta criticata dall’Ucraina che tramite un portavoce del ministro degli Esteri ha chiarito che “la minaccia russa è una realtà quotidiana da più di mille giorni”.
Nel frattempo, il presidente ucraino Zelensky apre a una via diplomatica per recuperare la Crimea, in mano russa dal 2014: “Non possiamo perdere decine di migliaia di persone per la penisola, che potrebbe essere recuperata attraverso la diplomazia”.