Il clima potrebbe quasi sembrare lo stesso di 56 anni fa. Sebbene il leitmotiv che spinge gli elettori al voto sia diametralmente opposto. Il recente cyber-attacco Usa alla Russia , le tensioni da esso derivanti, la televisione quale mezzo principale del dibattito, imperdibile lo scontro quasi finito in rissa tra Hillary e Trump su Fox News riportano i ricordi al novembre del 1960 quello che vedeva la conclusione di una campagna elettorale che per la prima volta era stata televisiva.
Una novità, cosi come sono nuovi gli elementi di quella attuale: da una parte la prima candidata presidentessa donna, portatrice di diritti civili che promette una continuità con il passato e uno sguardo oltre i confini americani. Dall’altra invece il revival moderno del sogno americano personificato da Trump, in una versione quanto mai solitaria e sganciata dall’establishment, in una politica che sembra essere perfetta portavoce del declino della democrazia occidentale e simbolo di un comune rifiuto del potere in quanto tale. Ed è forse questo che spaventa di più gli avversari del magnate. È Trump, infatti, che ha più volte messo in discussione la legittimazione di Obama a Presidente partendo dal certificato di nascita.
Gli Americani di fatto hanno sempre scelto per il nuovo. Era nuova infatti anche la figura di John Kennedy il più giovane e cattolico candidato eletto alle presidenziali americane, il più amato durante lo svolgimento del mandato presidenziale e idolatrato dopo la morte. Il presidente dell’amore e della speranza in netto contrasto con i sondaggi americani attuali e riportati da Usa Today i quali vedono invece gli elettori votare per evitare la vittoria del candidato nel quale non si riconoscono e non invece spinti da un ideale per supportare quello in cui si identificano. Un voto contro e non con. E in una campagna determinata dall’odio tra i rispettivi candidati anche gli elettori non si sono risparmiati. Trump risulta essere da alcuni sondaggi il candidato più odiato di sempre con il 20% delle preferenze battendo il 32% di Nixon durante la guerra del Vietnam. E anche dei grandi ideali dei giovani del passato schierati proprio contro quella guerra rimane ben poco. Mai come in questa campagna dai College Americani si percepiscono disinteresse e antipatia verso i candidati. Un esempio il quartiere generale della Clinton a Brooklyn, dove i millennials che lavorano per lei sembrano amarla poco. Così, in un’America del voto contro, sicuramente l’entusiasmo di queste elezioni risulta piuttosto scarso e quanto mai vicino a quello trasmesso ironicamente dala frase di un Kennedy appena eletto “Non mi posso lamentare. La paga è buona e vado al lavoro a piedi”.