LONDRA – Ancora un’altra carta da giocare per Julian Assange. L’Alta Corte di Londra ha dato il via libera all’istanza della difesa del giornalista australiano – respinta in primo grado – per un ulteriore, stremo appello di fronte alla giustizia britannica contro la consegna alle autorità d’oltre Oceano. Il cofondatore di WikiLeaks spera così di evitare la consegna alle autorità americane, che gli danno la caccia da quasi 15 anni per aver diffuso documenti riservati del Pentagono e del Dipartimento di Stato.
Una volta negli Usa – secondo i legali di Assange – l’hacker australiano rischia fino a 175 anni di carcere. Il giornalista è attualmente detenuto in una prigione di massima sicurezza britannica, il carcere di Belmarsh, dove è rinchiuso dal 2019. Secondo sua moglie Stella Moris e i suoi legali è a rischio di morte e potrebbe suicidarsi.
Nella sentenza di 66 pagine, i giudici hanno anche chiesto al governo di Washington di fornire entro tre settimane ulteriori garanzie sul fatto che, se estradato, i diritti del giornalista saranno rispettati. E, soprattutto, che non rischierà la pena di morte. Il caso è stato aggiornato al 20 maggio.