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Jobs act, fiducia sul maxiemendamento. Tensione in aula

di Roberto Maria Rotunno08 Ottobre 2014
08 Ottobre 2014

poletti
Il governo ha posto la fiducia sul Jobs act che oggi è in discussione al Senato, compreso l’articolo 18. Al contrario delle notizie diffuse in mattinata secondo le quali l’esecutivo avrebbe deciso di mettere a riposo le nuove norme sui licenziamenti, fino alla stesura dei decreti attuativi prevista per i prossimi mesi. Il maxiemendamento governativo contiene anche l’individuazione della forma contrattuale da incentivare: il rapporto di lavoro a tempo indeterminato a “tutele crescenti”. Per le imprese che adotteranno questo contratto, saranno previsti sgravi fiscali su oneri diretti e indiretti. Con il conseguente superamento della galassia di contratti a tempo determinato nati con le riforme approvate negli ultimi vent’anni, dal “Pacchetto Treu” del 1997 alla contestata “Legge Biagi” varata dal governo Berlusconi nel 2003.

La decisione di stralciare la nuova stesura dell’articolo 18 dall’emendamento avrebbe di fatto reso più facile la vita all’esecutivo: i decreti attuativi faranno un passaggio in Parlamento solo per un parere non vincolante. Ma evidentemente Renzi è sereno e vuole puntare tutto sul documento approvato in direzione la scorsa settimana. Testo che parla chiaro, comunque, perciò l’obbligo di reintegro del lavoratore scatterà solo in due casi: nei licenziamenti discriminatori e in quelli disciplinari, quando la motivazione risulterà palesemente inesistente. In tutti gli altri casi, l’unica tutela per il lavoratore sarà l’indennizzo.

Da questa mattina è partita la discussione a Palazzo Madama. Alle 16 è ripresa ma subito dopo la questione di fiducia posta dalla ministra Maria Elena Boschi, è stata nuovamente sospesa per far svolgere una riunione dei capigruppo indetta dal presidente Pietro Grasso. In mattinata non è mancata la tensione in aula: il capogruppo del Movimento 5 stelle Vito Petrocelli ha contestato il governo con un foglio bianco (come a dire che la delega che il Parlamento darà al governo sarà “in bianco”) ed è stato espulso da Grasso. Al termine del dibattito sul disegno di legge delega del Jobs act, presumibilmente nel pomeriggio, si voterà la fiducia al governo. In aula è intervenuto anche il ministro del Lavoro Giuliano Poletti, tra le contestazioni dei grillini che hanno gettato alcune monete sui banchi dell’esecutivo, mentre Renzi era assente perché volato alla conferenza dell’Unione europea sul lavoro, in programma a Milano. Il sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta si è detto fiducioso sull’esito positivo dello scrutinio. Non spaventano quindi le profonde divisioni registrate sul tema all’interno del Partito democratico né tantomeno la dichiarazione del dissidente Corradino Mineo che si è detto pronto a non votare la fiducia, se il governo non apporrà significative modifiche al testo.

Che oltre alle importantissime disposizioni sui licenziamenti, reca nuove norme sul demansionamento e sui voucher. Sarà infatti possibile assegnare al lavoratore mansioni inferiori a quelle della sua categoria, senza però applicare una diminuzione del salario che pregiudichi le condizioni di vita ed economiche del dipendente. Per i buoni lavoro utilizzati  per le prestazioni occasionali, sarà confermato il tetto massimo. Non sembrano invece esserci norme sulla rappresentanza sindacale, materia rovente per il governo in vista della posizione dei sindacati. La Cgil, infatti, anche a seguito dell’incontro avuto ieri con il premier, ha confermato la mobilitazione del 25 ottobre.

Roberto Rotunno

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