Il “Rapporto Italiani nel Mondo 2018” della Fondazione Migrantes fa luce sulla mobilità degli italiani che, negli ultimi dodici anni, è aumentata del 64,7% portando il numero di connazionali residenti all’estero da 3,1 milioni a più di 5,1 al primo Gennaio 2018.
Dal fascicolo illustrato questa mattina all’Auditorium “V. Bachelet” di Roma, nel corso dell’annuale presentazione dell’organismo pastorale della CEI, emergono dati fondamentali sull’emigrazione degli italiani all’estero. Solo nel 2017 sono aumentati del 3,3% gli espatri che coinvolgono anche interi nuclei familiari: dei circa 128mila connazionali che hanno spostato la loro residenza in un altro paese uno su cinque è un minore, mentre il genere è in sostanziale equilibrio con il 55% di uomini.
Nel rapporto elaborato dalla fondazione compaiono una serie di nuove categorie di migranti come previdenziali, maturi disoccupati o nonni ricongiunti. Nonostante le fasce più rappresentate siano ancora quelle dei giovani (63,4% fino ai cinquant’anni), i numeri dell’aumento dei genitori-nonni crescono esponenzialmente al salire dell’età: nel 2017 sono espatriati il 20,7% in più nella classe di età 50-64 anni, 35,3% tra 65-74 anni, 49,8% tra 75-84 anni e 78,6% dagli 85 anni in su.
Le “nuove strategie di sopravvivenza” portano queste fasce di popolazione a ricongiungersi a familiari, come figli e nipoti, già residenti all’estero o anche ad andare a godere della propria pensione in un paese dove il costo della vita è più accessibile. Un’altra categoria, in evidenza nell’ultimo anno, riguarda i “migranti di rimbalzo”: coloro che hanno vissuto all’estero e ritornano nel paese natale per trascorrere la vecchiaia ma, rimasti vedovi o con figli lontani, finiscono per fare marcia indietro.