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HomeCronaca “Italia unico Paese senza una direttiva su salute e sicurezza”

"L'Italia unico Paese senza
una direttiva
su salute e sicurezza"

L'intervista a Sebastiano Calleri

Segretario per la sicurezza di Cgil

di Giacomo Basile20 Marzo 2025
20 Marzo 2025

Sebastiano Calleri, Segretario per la sicurezza e la salute sul lavoro presso Cgil

Sebastiano Calleri, responsabile nazionale salute e sicurezza nei luoghi di lavoro presso Cgil, ha approfondito con Lumsanews le maggiori criticità del mondo del lavoro e i motivi dietro l’aumento delle morti e degli infortuni professionali. 

Quali sono i motivi alla base della maggiore incidenza di morti e infortuni sul lavoro tra i lavoratori stranieri, rispetto a quelli italiani?

“È molto semplice, perché i lavoratori stranieri sono coloro che hanno ovviamente le modalità di lavoro, quindi anche gli aspetti contrattuali più problematici, che fanno le mansioni più usuranti, più ripetitive, scomode e logoranti, lavorano nei settori più problematici di comparto produttivo, e quindi risentono anche di una grande quantità di lavoro regolare, lavoro nero, lavoro grigio, e ovviamente per il fatto che molte volte non sanno bene neanche la lingua del paese che li ospita, la formazione non viene mai effettuata nella loro lingua, e tende a obbligarli a effettuarla in italiano con il rischio che essi non capiscono assolutamente nulla”.

Che cosa si può fare da un punto di vista normativo per ridurre i numeri e come vengono monitorate le condizioni di lavoro?

“Da un punto di vista normativo, noi crediamo che in Italia ci sia una delle leggi più avanzate d’Europa che è il decreto legislativo 81, e non si tratta tanto di fare cambiamenti normativi, ossia se si vogliono fare dei cambiamenti, sono più che altro attualizzazioni a situazioni che sono cambiate nel corso del tempo, ricordiamoci che il decreto 81 è del 2008, ovviamente il mondo del lavoro è cambiato. Gli interventi normativi necessari sarebbero quelli di applicare le parti ancora inapplicate del testo unico, bisognerebbe evitare di continuare a fare provvedimenti spot, solo su alcuni argomenti che vengono incontro a precisi interessi delle imprese, bisognerebbe evitare di fare una cosa come la patente a crediti, che peraltro mette in discussione il principio validissimo dell’81 della qualificazione delle imprese. Bisognerebbe finalmente fare le assunzioni per gli ispettori che si occupano delle verifiche alle condizioni di lavoro. Le ispezioni sono poche, poco frequenti e di bassa qualità, non c’è ancora il coordinamento tra gli enti ispettivi che era previsto dall’81. l’Italia è l’unico paese in Europa che non ha una Strategia salute e sicurezza, questo a dimostrare quanto interessi la questione della salute, dell’incolumità e delle condizioni di lavoro ai nostri politici.”

l’Italia risulta “virtuosa” nei numeri, però non c’è ancora una grande adesione alle normative europee, quindi siamo effettivamente un paese virtuoso da questo punto di vista o no?

“A saperlo, i dati degli infortuni e delle malattie professionali non sono incrociati con le persone al lavoro, sono dati in assoluto che però tengono fuori interi settori, per esempio la polizia, i vigili del fuoco e tutta un’altra serie di militari, sono escluse dalla contabilità dell’Inail. Inoltre abbiamo una grande quantità di lavoratori autonomi che sfuggono a questo tipo di rilevazione. I dati andrebbero sostenuti e incrementati incrociandoli con altri dati in mano a diverse amministrazioni pubbliche. Ovviamente da tutto ciò è esclusa l’area ampia del lavoro nero e grigio del nostro paese, che si stima intorno al 25% del prodotto interno lordo e che significa un bel po’ di infortuni che non vengono dichiarati e che non vengono registrati e in più ci sono quei infortuni che vengono registrati ma non vengono riconosciuti come tali. In più il vero scandalo è che nel nostro paese vengono indennizzate 34 su 100 malattie professionali che sono state denunciate all’Inail e il tasso più basso in tutta l’Europa a proposito di questa questione.”


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