Tra le diverse associazioni che hanno preso parte al dibattito sul porto crocieristico vi è anche Italia Nostra, che si interessa della tutela del patrimonio storico, artistico e del paesaggio. Anna Longo, vicepresidente della sezione Litorale Romano e giornalista culturale, spiega la posizione di Italia Nostra sulla questione nuovo porto.
“Questo progetto è sproporzionato per un territorio fragile. La minaccia del porto provato di Isola Sacra va sommata alla minaccia del porto commerciale pubblico previsto a Fiumicino nord, oltre il canale di Traiano. Il primo lotto, quello relativo alla Darsena Pescherecci, è già approvato ed è già partito. Quello è un progetto pubblico, mentre questo è privato. Bisogna mettere a fuoco quello che succederebbe se questi due progetti diventassero realtà: due mega porti per navi da crociera, quello di Fiumicino Nord anche per cargo, a una distanza l’uno dall’altro di due chilometri”.
Quali potrebbero essere le conseguenze della costruzione del porto?
“Quello che può succedere è di evidenza immediata, dati i problemi di inondazione già presenti nelle aree della foce del Tevere. Per fare il porto del Faro bisogna scavare tre milioni di metri cubi di sabbia dal fondale adiacente alla foce del fiume. I progettisti dicono che la sabbia sarà utilizzata per risanare il fenomeno dell’erosione di Fregene, facendo il ripascimento. Ma i ripascimenti non sono considerati soluzioni definitive, e c’è da chiedersi quanto i sedimenti di quest’area, oggi e in futuro, possano essere adatti a spiagge destinate alla balneazione. Per non parlare delle conseguenze in termini di inquinamento e di qualità della vita per chi vive in questa zona, e del sovraccarico di turismo per la città di Roma.”
Un fenomeno erosivo aumentato con la costruzione di un molo, non crede?
“Il porto della Concordia, progettato nel 2010, non è stato costruito, però in compenso il molo da 800 metri è stato fatto, creando secondo l’Ispra, delle conseguenze abbastanza tragiche sul fenomeno erosivo a Fregene. Ora si tratta di immaginare quello che potrebbe succedere con una colata di cemento come quella che vogliono fare adesso con il porto turistico. L’erosione aumenterà, i ripascimenti non risolveranno il problema, le correnti potrebbero modificarsi causando problemi su tutto il litorale”.
Come vi ponete riguardo al fatto che il Ministero dell’ambiente ha dato una prima approvazione?
“Il ministero della Cultura si era espresso in maniera critica nei confronti di questa operazione. Ora siamo in attesa del nuovo parere del MIC. Sono zone con potenziali presenze archeologiche. Noi continuiamo a sostenere che l’impatto sulla riserva naturale statale del litorale romano sarà inevitabile”.
Tuttavia l’area di Isola Sacra non è riserva, giusto?
“L’area di Isola Sacra non è stata inclusa quando la riserva è stata creata. Nel decreto istitutivo del 1996, non sono state incluse neppure le aree non cementificate della foce del fiume e con altre associazioni stiamo lavorando per cercare di allargare il perimetro della riserva includendo queste e altre zone di pregio che meritano protezione. In sede di approvazione del piano di gestione, la commissione di riserva ha specificato la necessità di aggiungere alcune aree. Anche all’interno del documento di sintesi del piano gestione della riserva queste ipotesi sono previste. Secondo noi di Italia Nostra oggi più ancora che in passato è necessario evitare consumo di suolo e salvare ogni metro di costa ancora sopravvissuto alla cementificazione”.