L’Italia sembra in procinto di intervenire in Libia: tutti gli eventi degli ultimi giorni lo lasciano pensare e in particolare l’attentato di ieri a Tunisi ha dato una nuova accelerata. Nella mattinata di ieri, il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni ha ricevuto alla Farnesina il segretario generale delle Nazioni unite: è stata l’occasione per ribadire la disponibilità del nostro paese a sostenere le decisioni che vorrà prendere la comunità internazionale, “dopo un accordo tra le parti” nello stato che fu di Gheddafi. E il segretario Onu ha colto l’occasione per affermare il ruolo fondamentale dell’Italia per risolvere l’instabile situazione libica.
Un’instabilità che rischia di favorire il passaggio dei terroristi dello Stato islamico e di Al Qaida: l’ha confermato Aqila Saleh, presidente del Parlamento di Tobruk, assemblea riconosciuta dalla comunità internazionale ma dichiarata illegittima negli scorsi mesi dalla Corte suprema libica. A destare maggiore preoccupazione è soprattutto la città di Sirte, centro nel quale si consuma lo scontro tra i miliziani dell’Isis e le truppe dell’esercito di Misurata, inviate dal Congresso nazionale di Tripoli, l’altro parlamento libico.
A favore dell’intervento italiano in Libia si è espresso nei giorni scorsi anche il capo di stato maggiore dell’Esercito italiano, Danilo Errico. “Se il governo dovesse dare il via – ha detto al Corriere della Sera – noi siamo pronti”. Al momento è al lavoro la diplomazia, ma il grido d’allarme lanciato da Tobruk e i tragici fatti avvenuti in Tunisia, unico paese ad aver trovato stabilità dopo le cosiddette primavere arabe, rendono inevitabile l’intervento italiano in Libia.
Roberto Rotunno