“Siamo due paesi ambiziosi che possono guidare l’avventura europea” scrive su Twitter il Presidente francese Emmanuel Macron durante il vertice di Lione con il premier Paolo Gentiloni lo scorso settembre. Dopo la Francia e la Germania, manca solo il voto italiano per scrivere il nuovo destino europeo. Ma più che un asse italo-francese, l’Italia e il suo futuro premier dovranno riuscire a inserirsi nel motore franco-tedesco superando varie tensioni, soprattutto in materia di economia, immigrazione e sicurezza. Finora però le azioni dell’enfant prodige sembrano privilegiare gli interessi francesi a quelli europei. Non solo, il Presidente vorrebbe esportare il suo movimento fuori dalla Francia per creare nel 2019 un gruppo decisivo nel parlamento Ue. Per questo vuole creare alleanze e guarda anche all’Italia.
I personaggi chiave – Non a caso nell’équipe di Macron figurano alcuni protagonisti che hanno forti legami con la penisola. Prima fra tutti è Sylvie Goulard – per un brevissimo periodo anche ministra della Difesa di “En Marche!” – è stata consigliera dell’allora presidente della Commissione Europea Romano Prodi e autrice del libro ‘La democrazia in Europa. Guardare lontano’ insieme all’allora presidente del Consiglio italiano Mario Monti. Intervistata da Lumsanews dichiara: “Trovo il premier attuale, Paolo Gentiloni, un ottimo servitore del suo Paese e dell’Europa”.
Ma “il riformismo liberale che Macron sta tentando di portare avanti in Francia si ispira molto al piglio decisionista che si è visto in Italia con Matteo Renzi” ci spiega Mauro Zanon, autore del libro ‘Macron. La rivoluzione liberale francese’. E aggiunge: “Non si sbaglia quando si dice che la nuova riforma del lavoro è un Jobs act alla francese”. Ancora, sarebbe anche in cantiere un “pass culture” per i giovani, simile al bonus di 500 euro per i diciottenni proposto in Italia dal segretario Pd.
In vista del nuovo Comité Action Politique 2022, Macron ha scelto l’ex presidente del Consiglio italiano Enrico Letta, che da due anni dirige la Scuola di Affari Internazionali dell’Università Sciences Po (la stessa dove si è formato l’attuale inquilino dell’Eliseo e da dove arriva tutta la classe politica francese). “C’è da ragionare sull’idea di sovranità ai tempi della globalizzazione” ha dichiarato Letta ad Huffington Post, riferendosi al prestigioso incarico come a “una miniera di idee”.
Simmetrie politiche – Se Macron ha vinto le elezioni grazie al tema europeo, all’alba della prossima campagna elettorale italiana, la questione dell’Unione non sembra esser la priorità. “È un paragone azzardato, ma il movimento che più si avvicina a Macron in Italia è il M5S, ma soltanto perché si tratta di due movimenti di società” puntualizza Zanon. Per Francesco Maselli, corrispondente francese per Il Foglio e Pagina 99, “non c’è nessuna forza politica italiana affine a La République en Marche e neanche al Front National”. A sinistra, l’Eliseo ha come maggior opposizione La France Insoumise di Jean-Luc Mélenchon che, nonostante non abbia un corrispettivo in Italia, sembra aver preso in prestito il concetto di “rottamazione” lanciato da Renzi nel 2010.
In Italia, “il centro destra è uno schieramento al bivio fra il populismo securitario leghista di Matteo Salvini e il liberalismo parecchio azzoppato dopo vent’anni di fallimenti berlusconiani” scrive il giornalista Davide Allegranti nel suo ultimo libro “Matteo Le Pen”, confrontando come comunicano le destre francesi e italiane. “Mi piacciono diverse cose sia del M5s che della Lega Nord, peccato che non vogliano allearsi” specifica invece a Lumsanews Aymeric Durox, segretario del Front National nel dipartimento Seine et Marne. In riferimento al panorama italiano, aggiunge: “Ho visto anche il sito di Casa Pound e trovo che sia ricco di spunti”.
Scintille italo-francesi – Nell’attuale rapporto Francia-Italia ci sono state frizioni come la questione dei migranti e il caso Fincantieri. Il presidente francese ha dapprima fatto marcia indietro sul tema dell’immigrazione, per ritornare sui suoi passi al Vertice di Parigi dello scorso agosto. “Macron non vuole scontentare l’opinione pubblica e limitare la già pesante situazione della sicurezza interna. Non dobbiamo scordare che la Francia ha pagato più di qualsiasi altro paese europeo il terrorismo di matrice islamista” precisa Lucio Tirinnanzi, direttore di Oltrefrontiera.
“Forse si è reso conto che gli italiani sono fragili” ipotizza Maselli, anche in riferimento alla questione Fincantieri. L’accordo, raggiunto dopo mesi di trattative, prevede una divisione equa del capitale fra Italia e Francia, con il prestito dell’1% agli italiani per 12 anni. Per Macron invece nell’intesa “Italia e Francia hanno vinto insieme”. Sul caso Vivendi “probabilmente la Francia dovrà piegarsi alle regole italiane” precisa a Lumsanews Richard Heuzé, corrispondente in Italia per “Le Figaro”. Persistono invece le tensioni sul progetto della linea ad alta velocità Torino-Lione: “Il presidente sostiene che non è la priorità del momento, ma il governo italiano ci ha investito molti soldi”, aggiunge Heuzé.
Gli scenari futuri – È quindi evidente la necessità di rafforzare la cooperazione fra i due paesi. Soprattutto sul tema della cultura e dell’istruzione, Macron ha mostrato apertura nei confronti dell’Italia. Ma anche l’ambito della difesa, in cui la penisola potrebbe giocare un ruolo cruciale, non va sottovalutato. Non a caso il presidente francese ha sposato la linea Minniti. “La proposta di creare un ministro europeo delle finanze e un budget comune dell’eurozona” afferma Giampaolo Malgeri, docente di relazioni internazionali dell’Università Lumsa, “sono possibili punti di convergenza fra Italia e Francia”.
In un momento in cui tutta l’Europa vacilla, il bisogno di rinnovare dei legami appare fondamentale. Nell’asse italo-francese molto sarà nelle mani del nuovo inquilino di Palazzo Chigi, dopo le elezioni italiane 2018 e nella sua capacità di dialogare con Macron. “Non si può lasciare la questione dell’identità nazionale alle destre” sintetizza l’ex primo ministro francese Manuel Valls a Lumsanews. E aggiunge: “Abbiamo ancora bisogno dell’Europa, anche se è in crisi”. Un imperativo dunque di costruire ponti e non innalzare confini.