HomeCronaca Grillo primo alla Camera Testa a testa Pd-Pdl e rischio ingovernabilità Rimonta a sorpresa di Berlusconi

Grillo primo alla Camera Testa a testa Pd-Pdl e rischio ingovernabilità Rimonta a sorpresa di Berlusconi

di Lorenzo Caroselli25 Febbraio 2013
25 Febbraio 2013

Una sostanziale ingovernabilità del Paese è la fotografia che viene fuori  dai dati definitivi di Camera e Senato. Un lungo testa a testa che si conclude con la vittoria di strettissima misura del centrosinistra sul centrodestra in sorprendente recupero. La coalizione di Bersani ottiene alla Camera il 29,56% (340 seggi grazie al premio di maggioranza) contro il 29,18 di quella di Berlusconi (124 seggi). Questo leggerissimo vantaggio (meno di centomila voti) potrebbe consentire comunque a Bersani di tentare la formazione di un governo anche se i margini di manovra sono strettissimi. Ancora più complicata la situazione al Senato, dove non c’è maggioranza.

Anche qui il centrosinistra infatti vince per un’incollatura (31,6 contro il 30,7) ma, con i 113 seggi conquistati è lontana da quella quota 158 che le avrebbe permesso di ottenere la maggioranza. Il centrodestra, grazie al complesso meccanismo elettorale conquista qualche seggio in più (116) ma saranno conteggiati solo oggi i voti del Trentino Alto Adige e mdelle sezioni estere.
Il boom di Beppe Grillo. Ma se la situazione appare ingovernabile, Beppe Grillo e il suo Movimento 5 Stelle appaiono come i i veri vincitori di queste elezioni 2013. Con un 23,8% al Senato e un 25,5% alla Camera trionfano i grillini con il loro programma anti sprechi e pro-tecnologia. Il comico genovese porta 108 suoi uomini alla Camera  e 54 al Senato ed è comunque a Montecitorio il primo partito: sia pure di poco, con il suo 25,7 batte il Pd (25,5) e il Pdl (21,2). . Monti rimane invece a guardare gli avversari da lontano con un 9,2% al Senato e un 10,6% alla Camera ma si aggiudica pur sempre dei seggi in Parlamento, 45 e 18 rispettivamente Camera e Senato. Nel suo primo commento Monti se la prende con l’attuale legge elettorale che, con il suo  premio di maggioranza, ” sproporziona il risultato del voto”. Fanalini di coda Ingroia e Giannino che rimangono fuori dai giochi,  lontanissimi dallo sbarramento del 10%. Rimane clamorosamente fuori anche Fini mentre Casini riuscirà a entrare alla Camera per il rotto della cuffia
Un italiano su 3 non ha votato. Alta l’astensione, ha votato solo il  75,16% degli elettori (5 punti in meno rispetto all’80,5% del 2008) frutto probabilmente di una legge elettorale malata, in vigore dal 2005 nel nostro Paese. E l’assurdità continua ricordando il fatto che il Presidente della Repubblica ha la facoltà di sciogliere un solo ramo del Parlamento; quello instabile, ovvero il Senato. Potrebbe dunque tenere in vita i risultati della Camera ma, rivotando, ci sarebbe la forte probabilità che gli elettori legittimino la stessa maggioranza presente alla Camera.

I guai del Porcellum. Il “porcellum” o legge Calderoli che detta le regole dell’attuale sistema di voto (lo ha fatto anche nelle politiche del 2006 e del 2008), è una legge proporzionale con un premio di governabilità per la coalizione vincente. Il premio garantisce un minimo di 340 seggi alla Camera ed è calcolato su base nazionale, mentre al Senato è calcolato su base regionale: in ogni regione (a eccezione del Molise e della circoscrizione Estero) la coalizione o il partito più votato riceve il 55% dei seggi. Ma è sulle soglie di sbarramento che la legge elettorale incide di più.
Alla Camera le coalizioni devono raggiungere il 10%; al Senato, il 20%, 158 seggi. Porte chiuse in faccia quindi a tutti gli altri che non vengono in nessun modo rappresentati.Un dubbio che in queste ore sta diventando realtà è che si tornerà a votare presto. E se otterremo gli stessi risultati, sarà il presidente della Repubblica a dover decidere se una maggioranza del genere possa o meno governare l’Italia. C’è chi ipotizza uno “scenario greco”, con una seconda e ravvicinata tornata elettorale ma c’è anche chi pensa ad una “ammucchiata” di Pd e Pdl in funzione anti-Grillo. Ipotesi che comunque viene smentita dai vertici dei due partiti. Ma il testa a testa sia alla Camera che al Senato provoca una situazione di quasi totale immobilità: Toccherebbe comunque a Bersani provare a formare il nuovo governo anche per evitare di tornare alle urne. Ci proverà?
I grandi esclusi. Non solo Fini, Ingroia e Giannino  rimangono fuori del Parlamento. Con loro vengono esclusi anche Cesa, Buttiglione, la Concia. Si dovrebbero salvare invece per un pugno di voti, insieme a Casini,  anche la Meloni, La Russa e Tremonti. Il Movimento 5 Stelle grida giustamente alla vittoria, è suo il trionfo in queste elezioni, un elettore su quattro infatti (in totale otto milioni di italiani), ha scelto Grillo. Il risultato è andato ben oltre le previsioni e i sondaggi, quei sondaggi che si sono rivelati – come era già successo altre volte – dei veri flop. Tanto da continuare a dare fino all’ultimo un largo vantaggio del Pd nei confronti del Pdl. La coalizione di Berlusconi era già da due mesi in chiara rimonta ma nessuno aveva previsto che si sarebbe quasi appaiata al Pd. Neppure gli stessi sondaggisti del cavaliere.

Lorenzo Caroselli

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