In Italia troppo spesso il titolo di studio dei figli dipende da quello dei genitori. È la tendenza evidenziata dall’elaborazione di Openpolis, di dati forniti dall’Istituto nazionale per l’analisi delle politiche pubbliche (Inapp). Tra i ragazzi provenienti da un nucleo familiare con genitori laureati il 75% ha la probabilità di laurearsi a sua volta, mentre scende al 48% la percentuale di coloro che provengono da una famiglia con genitori diplomati. Il dato poi si abbassa ulteriormente, al 12%, nel caso di figli con genitori con licenza media.
Un legame “ereditario” dunque, le cui motivazioni sulla sua esistenza vanno ricercate a fondo. Le radici del fenomeno infatti sono, tra le altre, di natura economica. Gestire il percorso educativo dei figli rappresenta per i genitori un problema sia diretto che indiretto, a causa dell’elevato costo di mantenimento degli studi e dell’impossibilità di entrare nel mercato del lavoro in giovane età. In particolar modo è la scelta delle scuole superiori ad accentuare i divari di partenza. Solo il 16,6% dei diplomati nei licei è figlio di un lavoratore esecutivo, percentuale che supera il 35% negli istituti professionali e si attesta intorno al 28% in quelli tecnici.
Ma le motivazioni economiche non sono le uniche. “Le famiglie poco istruite possono essere portate a ridurre l’investimento in capitale umano dei propri figli anche per ragioni culturali. Un genitore poco istruito sarà di conseguenza meno propenso a investire nell’istruzione del proprio figlio, ritenendolo simile a se stesso”. Così l’Inapp ha sottolineato la difficile condizione di coloro che, da figli di genitori poco istruiti, acquisiscono una maggiore propensione all’abbandono precoce degli studi.
Adolescenti dunque già vincolati in tenera età, incapaci di decidere in modo consapevole il proprio futuro in un Paese caratterizzato da uno dei più bassi tassi di mobilità generazionale.