HomeEconomia Istat: una persona su quattro a rischio povertà nel 2017. Cala la disuguaglianza

Una persona su quattro
è a rischio povertà
Cala la disuguaglianza

Il Sud resta l'area più problematica

per l'Istat migliora ancora il Nord

di Francesco Muccino06 Dicembre 2018
06 Dicembre 2018

L’Istat riporta che, nel 2017, una persona su quattro è a rischio povertà o esclusione sociale, il 28,9% in totale. La stima è lievemente in diminuzione rispetto ai risultati del 2016, quando in condizione critica era il 30% della popolazione. Dai dati più dettagliati risulta “pressoché stabile al 20,3% la percentuale di individui a rischio povertà (era al 20,6%), mentre si riducono sensibilmente i soggetti che vivono in famiglie gravemente deprivate (10,1% da 12,1%), come pure coloro che vivono in famiglie a bassa intensità lavorativa (11,8% da 12,8%)”.

Il Sud resta l’area più soggetta ai problemi di povertà o esclusione sociale (44,4%), sebbene anche in questo caso vi è una diminuzione rispetto al 2016 (46,9%). Stabile al 25,3% la quota al Centro, mentre al Nord la situazione è più incoraggiante e registra miglioramenti sia per il Nord-est (16,1% da 17,1%), sia per il Nord-ovest (20,7% da 21%).

Nel 2016 il reddito medio delle famiglie italiane è salito a circa 2.550 euro mensili per un totale di 30.595 euro l’anno, un dato comunque inferiore ai livelli pre-crisi, con una perdita in termini reali dell’8,5% per il reddito familiare. Metà di esse, inoltre, percepisce un reddito netto non superiore a 25.091 euro l’anno.

L’Istat aggiunge che le famiglie con un reddito inferiore a 9.925 euro sono considerate a rischio povertà, mentre le famiglie a bassa intensità di lavoro sono quelle con persone di un’età compresa tra i 18 e i 59 che nel 2016 hanno lavorato meno di un quinto del tempo.

Dai dati Istat emerge anche che nel 2016 la disuguaglianza è calata: il reddito equivalente del 20% più povero della popolazione è aumentato del 7,7% in termini reali dal 2015, mentre quello del 20% più ricco è cresciuto dell’1,9%. Ma la perdita complessiva accumulata nella crisi rimane del 14,3% (dal 2009) per chi ha i redditi più bassi.

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