210 miliardi di euro. Questo il valore da capogiro dell’economia non osservata, ossia la somma dell’economia sommersa e delle attività illegali nel 2016. Per intenderci, si tratta del 12,4% del Pil. Lo rivelano gli ultimi dati Istat, sottolineando che le stime al 2016 confermano la tendenza alla discesa dell’incidenza della componente non osservata dell’economia sul Pil, dopo il picco del 2014 (13,1%).
L’Istat gli attribuisce un valore aggiunto di poco meno di 192 miliardi di euro, mentre quello connesso alle attività illegali (incluso l’indotto) arriva a circa 18 miliardi. “Le stime al 2016 confermano la tendenza alla discesa dell’incidenza della componente non osservata dell’economia sul Pil dopo il picco del 2014”, dice l’istituto di statistica.
Nonostante ciò, si riscontra una tendenza alla diminuzione dell’incidenza dell’economia illegale sul Pil: dopo il picco registrato nel 2014, gli ultimi due anni hanno visto un calo complessivo dello 0,7%. L’Italia rimane però indietro rispetto alle altre realtà dell’Eurozona, specialmente in virtù della forte circolazione di contanti, che favorisce riciclaggio e lavoro nero.
Ed è proprio il sommerso a rientrare tra le componenti dell’economia non osservata più incisive sul Pil, con un “peso” del 37,2% sul prodotto nazionale. Sarebbero oltre 3 milioni e mezzo infatti, i lavoratori a nero. Il primato spetta però alla sotto-dichiarazione dei redditi, che incide del 45,5% sul valore aggiunto ed è diffusa principalmente nel settore dei servizi professionali.
Il sommerso, riferisce l’Istat, è principalmente connesso ai settori del lavoro domestico e dell’Agricoltura, silvicoltura e pesca (16,4%). Si stima che i lavoratori irregolari siano stati oltre 3 milioni e 700 mila, con una larghissima maggioranza di dipendenti (2 milioni 632 mila), in lieve diminuzione rispetto al 2015.
Numeri impressionanti anche quelli che riguardano le attività illegali che generano indotti per oltre 18 miliardi di euro l’anno. In controtendenza rispetto al calo complessivo, il business relativo ad attività quali traffico di stupefacenti o prostituzione aumenta di circa un miliardo rispetto all’anno precedente.