I conti economici trimestrali dell’Istat parlano chiaro: la parola crescita per la nostra economia è ancora lontana. I dati diffusi oggi e relativi al secondo trimestre del 2013 segnalano una discesa del prodotto interno lordo dello 0,3% rispetto ai primi tre mesi dell’anno e di poco più di due punti percentuali rispetto al 2012, peggio quindi della stima preliminare che l’Istituto aveva divulgato lo scorso 6 agosto (-0,2% in termini congiunturali e -2% in termini tendenziali). La flessione negativa coinvolge indistintamente investimenti, importazioni e consumi: il segno positivo compare solo accanto alle esportazioni, aumentate dell’1,2%.
Non c’è settore, tra tutti i comparti di attività economica, che mostri segni di ripresa: -2,2% per l’agricoltura, -0,5% per il settore che raggruppa le attività del commercio, alberghi e pubblici esercizi, trasporti e comunicazioni, -0,1% per il settore del credito, assicurazioni, attività immobiliari e servizi professionali e -0,3% per gli altri servizi.
A soffrire dei tagli di spesa delle famiglie sono soprattutto i beni durevoli, il cui acquisto è diminuito del 7,1%;vanno meglio i beni non durevoli, che subiscono una flessione di poco più di tre punti percentuali.
Crescita in Europa- Mentre l’Italia fatica a riprendere la via della crescita economica, nel complesso, il Pil dei paesi dell’area euro è aumentato dello 0,3% rispetto al trimestre precedente ed è diminuito dello 0,5% nel confronto con lo stesso trimestre del 2012. Rispetto all’anno scorso, si è registrato un aumento dell’1,6% negli Stati Uniti, dell’1,5% nel Regno Unito, dello 0,9% in Giappone, dello 0,5% in Germania e dello 0,3% in Francia.
Alessandra D’Acunto
