Diminuiscono, davvero, i disoccupati in Italia. L’Istat, infatti, comunica che nel secondo trimestre di quest’anno il tasso di disoccupazione è sceso dal 10,3% al 9,9%. Si tratta del dato più basso dal quarto trimestre del 2011 (quando era al 9,2%).
La diminuzione è effettiva perché il tasso di inattività (che rappresenta chi non cerca nemmeno un lavoro) rimane stabile ad un pur preoccupante 34,3%, mentre aumentano gli occupati. Sono 130 mila in più rispetto ai tre mesi precedenti, in gran parte lavoratori permanenti (+97 mila) e in modo minore a termine (+16 mila) o indipendenti (+17 mila).
Rispetto allo stesso trimestre del 2018 gli occupati sono 78 mila in più (+0,3%): la crescita è spinta dai contratti stabili (+112 mila, +0,7%,), a fronte del calo di quelli a termine (-15 mila, -0,5%) e indipendenti (-19 mila, -0,4%). Su questi dati influisce sicuramente il cosiddetto “Decreto Dignità”, introdotto un anno fa dal governo gialloverde per limitare la durata e la flessibilità dei contratti precari.
Gli stessi dati dell’Istituto di statistica rivelano che il costo del lavoro è cresciuto dello 0,1% rispetto ai tre mesi precedenti e del 2,4% su base annua. Nella ricerca di lavoro, intanto, prevale ancora l’uso del canale informale: rivolgersi a parenti, amici e conoscenti rimane la modalità più diffusa (82,7%); a seguire l’invio di curriculum (65,4%) e la ricerca tramite internet (55,6%). Aumentano però i disoccupati che hanno contattato un centro per l’impiego (+1,1%) e che si sono rivolti alle agenzie interinali (+1,6%).
Il presidente dell’Inps Pasquale Tridico ha commentato questi dati spiegando che il trend del calo della disoccupazione è positivo, ma “non si è ancora recuperato il numero di ore lavorate pre-crisi”. Queste cifre, a suo giudizio, “dicono anche che le imprese hanno bisogno di meno ore”. “Si tratta di un problema che il Legislatore potrebbe porsi – ha concluso- Probabilmente 40 ore sono troppe”.