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Istat: migliora la speranza di vita, ma Roma peggio di Milano

di Silvia Renda21 Marzo 2014
21 Marzo 2014

istatSe la paura di morire resta oggi il peggior incubo della maggior parte degli italiani, dall’Istat arrivano notizie incoraggianti. Gli ultimi dati, risalenti al 2012 e pubblicati in questi giorni dall’Istituto nazionale di statistica, rivelano come la speranza di vita sia aumentata significativamente e, con buona probabilità, sempre più centenari popoleranno il Bel Paese.

Negli ultimi dieci anni il dato è passato per gli uomini da una media di 77.2 anni a 79.5, per le donne invece da 82.9 anni a 84.4. Sebbene l’aumento sia generale, delle differenze continuano a persistere tra Nord e Sud. E in particolare il dato che di certo non farà felici gli abitanti capitolini è la posizione di Roma, che si colloca dopo l’eterna competitrice Milano (rispettivamente la prima 79, 4 anni per gli uomini e 84.8 per le donne, la seconda invece 80.3 e 85.2). D’altronde la città eterna è ormai abituata a guardare le spalle del capoluogo lombardo quando si tratta di classifiche che riguardano i diversi tenori di vita. Nell’edizione 2013 dell’indagine annuale del Sole 24 Ore in proposito, sebbene le due città italiane di punta abbiano registrato entrambe una sostanziale rimonta rispetto agli anni passati, solo il ventesimo posto è spettato a Roma, surclassata da Milano di ben 10 posizioni. La capitale paga in questo senso un alto livello di smog e una vita stressante che impone ai suoi residenti. Le quotidiane lotte per arrivare in tempo al lavoro, tra mezzi in ritardo e viaggi schiacciati contro il finestrino, certo non facilitano la distensione dei nervi degli abitanti romani. Non sempre la bellezza monumentale della capitale aiuta a perdonarle queste mancanze.

Gli abitanti più longevi vivono a Firenze e Bologna, al Sud invece, non fosse per l’eccezione di Bari (80.7 gli uomini, 85.16 le donne), si registrano i dati peggiori, con Palermo ad occupare le posizioni inferiori.

Ma il dato dell’aumento della speranza di vita, per quanto positivo, sovverte un po’ gli equilibri. “Siamo di fronte ad una rivoluzione demografica che è un traguardo dell’umanità, ma rischia di far saltare i sistemi pensionistici, la sanità, le reti Welfare”, dice a La Repubblica Letizia Mencarini, professoressa di Demografia all’università di Torino.
“Non è un paese per giovani”, si potrebbe dire dell’Italia, reinterpretando il titolo di un famoso film dei fratelli Cohen.

Silvia Renda

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