L’Italia è più povera e non è solo una frase qualunque che gli italiani delusi pronunciano ormai da anni. Ora l’impoverimento italiano non è solo un’impressione, ma un dato di fatto concreto, testimoniato dall’Istat nel Rapporto sulla povertà in Italia relativo al 2012. Attualmente il 15,8 % della popolazione dell’Italia si trova in condizione di povertà in Italia, due punti in più rispetto a quel 13,6 % registrato nel 2011. Nessuna categoria lavorativa si salva dalla crescita esponenziale. I dati però riguardano molto le famiglie del Sud Italia e le fasce più giovani della popolazione.
Un periodo di impasse totale. Mentre le altre nazioni comela Spagna stanno cercando di uscire dal periodo di crisi, per l’Italia si prospetta un orizzonte molto nero. Dopo la crisi spaventosa iniziata nel 2008 alcune nazioni come Stati Uniti e Germania si stanno riprendendo, per l’Italia la disoccupazione e povertà sembrano inarrestabili. Una responsabilità sarebbe del fisco che “opprime singoli cittadini e imprese privandoli della capacità di spesa per procurarsi anche beni e servizi essenziali”. Tra il 2011 e il 2012 è aumentata sia la povertà dall’11,1% al 12,7% delle famiglie sia quella della povertà assoluta dal 5,2% al 6,8%.
Una terra desolata. La maggior parte delle persone povere si trova nel Mezzogiorno. Oggi la crisi economica morde chiunque, anche se più al sud. Qui le cifre sono in crescita in tutte le fasce sociali. La povertà assoluta cresce tra le famiglie degli operai, tra i lavoratori in proprio, i dirigenti e tra le famiglie che uniscono redditi da lavoro e da pensione (dal 3,6% al 5,3%). Insieme all’analisi dei dati Istat, c’è stata anche quella della Coldiretti. In Italia sono aumentate del 9% le famiglie che hanno problemi di sussistenza, con un totale di ben 3,7 milioni di persone assistite con pacchi alimentari e pasti gratuiti nelle mense. Per i pensionati il 2,2% percepiscono un assegno previdenziale del valore di meno di 500 euro al mese, che non serve neanche a pagare le bollette. La disoccupazione giovanile, secondo i dati Coldiretti, è al 52% con una incidenza dei contratti precari che dal 2000 ad oggi è cresciuta quasi di 30 punti percentuali, arrivando al 52,6% del totale.
Marco Stiletti