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Istat, disoccupazione record. Tra i giovani tasso al 46%, al Sud 61%

di Maria Lucia Panucci04 Giugno 2014
04 Giugno 2014

disoccupatiL’emergenza lavoro non lascia tregua all’Italia. Nel primo trimestre del 2014 il tasso di disoccupazione è salito a quota 13,6%, aumentato di 0.8 punti percentuali rispetto al 2013. È il valore più alto dal 1977. A fornire questi dati è ancora una volta l’Istat. Il numero delle persone disoccupate sfiora i 3,5 milioni e a preoccupare sono soprattutto i giovani. Ben il 46% dei ragazzi tra i 15 e i 25 anni non ha un lavoro, il massimo storico da più di trent’anni. I Neet, gli under 30 che non studiano né lavorano, sono più di 2 milioni, un +4,8% rispetto all’anno scorso. Quanto agli occupati, il dato nazionale ad aprile segna una riduzione dello 0,3% rispetto al mese precedente. In pratica gli uomini e le donne che lavorano sono 68mila in meno.
Continua a diminuire anche il numero dei dipendenti con contratto a tempo determinato: secondo lo studio dell’Istat sono circa 3 milioni i lavoratori precari, un -3,1% rispetto al primo trimestre dello scorso anno. E in questa situazione drammatica cresce il numero delle persone che hanno smesso di cercare impiego: in tutto 1,948 milioni solo nel primo trimestre del 2014, il valore più alto dal 2004.
Insomma l’Istat restituisce un quadro piuttosto drammatico dell’Italia ma è nel Mezzogiorno che si vive la situazione peggiore. Qui il tasso di disoccupazione è volata al 21,7% nei primi tre mesi dell’anno e tra i giovani ha raggiunto addirittura il 60,9%.
“L’obiettivo è procedere per produrre il cambio di segno a fine anno – ha commentato Giuliano Poletti, ministro del Lavoro – è chiaro che l’occupazione parte se c’è uno scatto forte nella capacità produttiva perché l’industria ha prima l’esigenza di saturare gli impianti e poi di produrre nuovi posti di lavoro”. Più duro il commento del presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi: “Non raccontiamoci storielle – ha detto – stiamo strisciando sul fondo. E’ dal 2007 che resistiamo”. Toni allarmati anche dal segretario della Cgil Susanna Camusso che avverte: “Bisogna finirla di ragionare in termini di debiti e di tagli, bisogna pensare a creare lavoro altrimenti qualunque ragionamento sulla crescita è appeso alla speranza”.

Maria Lucia Panucci

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