Nel 2020 il calo del Pil italiano è stato dell’8,8%. Un dato negativo, sì, ma migliore del previsto. È quanto rilasciato dall’Istat (l’Istituto Nazionale di Statistica) che ha tracciato le prime stime provvisorie dell’anno appena trascorso caratterizzato dalla pandemia del Covid-19. Un lieve miglioramento, quindi, rispetto al -9% previsto dal governo nella Nota di aggiornamento al Documento di Economia e Finanza (Nadef).
Una contrazione che si basa sui dati trimestrali grezzi visto che nel 2020 sono state due le giornate lavorative in più rispetto al 2019. Prendendo in considerazione, invece, gli effetti di calendario, nel 2020 il Pil si è ridotto dell’8,9%. Nel quarto trimestre dell’anno, nel periodo tra ottobre e dicembre, il calo è stato del 2% rispetto ai numeri del trimestre precedente. Anche qui le previsioni degli analisti segnalavano una possibile flessione tra il 2 e il 2,2%. In termini tendenziali la differenza rispetto al 2019, nello stesso lasso di tempo, è stata del 6,6%. Un cambiamento che l’Istat motiva con la perdita del valore aggiunto nei principali comparti della produzione del paese, in particolare agricoltura, pesca, industria e servizi. Sia la domanda interna che quella esterna, inoltre, hanno avuto un contributo negativo.
Il prodotto interno lordo acquisito per l’anno in corso, quello cioè che si otterrebbe se la variazione di tutti i trimestri dell’anno fosse zero, è di segno positivo e corrisponde al 2,3%. I conti nazionali per il 2020 verranno comunicati dall’Istituto il 1° marzo e i trimestrali il 3 marzo prossimo.
La diffusione dei dati da parte dell’Istat ha fatto registrare una crescita di Piazza Affari (+1,3%) mentre lo spread Btp-Bund rimane stabile, leggermente sotto i 113 punti, dopo un’apertura in lieve rialzo a 114.