Un italiano sul tre è a rischio povertà o esclusione sociale. È il dato pubblicato dall’Istat che ha stimato nel 2016 una percentuale pari al 30%, quindi oltre 18 milioni di cittadini residenti in Italia, di persone esposte a questo rischio.
Secondo la stima dell’Istituto, la quota è peggiorata rispetto all’anno precedente, quando era pari al 28,7% ma il dato preoccupante è che i numeri sono abbondantemente superiori rispetto agli obiettivi prefissati dalla Strategia Europa 2020. La cifra in numeri assoluti, infatti, è superiore di oltre 5 milioni di individui rispetto al target previsto. Nel pubblicare i dati l’Istat ha inoltre spiegato che sono aumentati “sia l’incidenza di individui a rischio di povertà, sia la quota di quanti vivono in famiglie gravemente deprivate, così come quella delle persone che vivono in famiglie a bassa intensità lavorativa”.
Per quanto riguarda lavoro e redditi, i dati del 2015, pubblicati oggi sempre dall’Istat, segnalano che “metà delle famiglie residenti in Italia percepisce un reddito netto sotto i 24.522 euro l’anno, quindi di circa 2.016 euro al mese”. Numeri che, almeno in questo caso, evidenziano un aumento dell’1,4% su base annua. In positivo anche la crescita del Mezzogiorno che risulta “quasi doppia rispetto a quella registrata a livello nazionale”, pur rimanendo su un volume complessivo molto inferiore: il reddito netto, infatti, è di 20.557 euro, circa 1.713 mensili.
Il sud Italia, infatti, nonostante la crescita in termini percentuali, continua ad essere la parte dell’intero territorio italiano “più esposta al rischio di povertà o esclusione sociale”.