GERUSALEMME – Costringere Hamas ad arrendersi con la forza e restituire tutti gli ostaggi ancora prigionieri. Questo l’obiettivo del governo israeliano, con l’ultradestra sempre più dura. Il governo ha infatti affermato di voler “interrompere la fornitura di elettricità e acqua” nella Striscia di Gaza, oltre che bombardare tutti i depositi di aiuti che Hamas detiene nella zona.
Il ministro Smotrich: “Stop agli aiuti a Gaza”
Il ministro delle Finanze israeliano e leader del partito Sionismo religioso Bezalel Smotrich ha fatto sapere di voler “interrompere l’ingresso di aiuti nella Striscia di Gaza come primo passo per andare nella giusta direzione”. Un inizio che aprirà poi, così come affermato da Smotrich, alla “fase successiva con il taglio di elettricità e acqua a Gaza, seguito da un attacco massiccio, letale e rapido, che porterà alla conquista del territorio e all’incoraggiamento del piano Trump per la migrazione della popolazione”.
Scelte che secondo Ben Gvir, ministro della Sicurezza nazionale israeliano e leader di estrema destra, potrebbero comportare dei rischi di rappresaglia da parte di Hamas sugli ostaggi, motivo per il quale ha fatto sapere che “Israele deve informare Hamas che danneggiare un ostaggio israeliano comporterà l’esecuzione di terroristi nelle prigioni israeliane e l’imposizione permanente della sovranità su vaste aree della Striscia di Gaza”.
La protesta dei familiari degli ostaggi israeliani
Ieri, lunedì 3 marzo, si è svolta la sessione plenaria speciale durante la quale il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu è stato chiamato a rispondere alle richieste dei deputati di istituire una commissione d’inchiesta statale sul 7 ottobre. Una riunione finita in rissa, con i familiari degli ostaggi che hanno protestato contro il governo per il mancato interesse nei confronti dei prigionieri ancora nelle mani di Hamas.
Dopo l’incidente alla maggior parte del gruppo di parenti è stato permesso di salire nella tribuna ospiti. In segno di protesta, alcuni familiari degli ostaggi e delle vittime del 7 ottobre si sono girati di schiena, dando le spalle al premier Netanyahu durante il suo discorso, mentre altri hanno mostrato le fotografie dei loro cari nelle mani di Hamas.
Al Cairo il summit della Lega Araba
I leader arabi discutono oggi pomeriggio al Cairo di un progetto alternativo a quello di Donald Trump su Gaza, che prevede un controllo statunitense del territorio e l’espulsione della sua popolazione, mentre l’accordo di tregua tra Israele e Hamas è in una fase di stallo. Il piano del presidente americano, respinto dai paesi arabi, dai palestinesi e da molti altri Stati e organizzazioni internazionali, è stato invece accolto con favore da Netanyahu, il quale ha affermato ieri che “è giunto il momento di dare agli abitanti di Gaza la libertà di partire”. Il piano egiziano per la ricostruzione della Striscia di Gaza prevede di “mantenere il cessate il fuoco nella Striscia di Gaza” e richiede “disposizioni per una governance transitoria e la garanzia della sicurezza in modo da preservare le prospettive di una soluzione a due Stati”
Intanto, il ministro degli Esteri israeliano Gideon Saar chiede la “completa demilitarizzazione” di Gaza per passare alla seconda fase dell’accordo sulla tregua.
Il disarmo di Hamas è una “linea rossa”, ha detto all’Afp Sami Abu Zouhri, uno dei leader del movimento islamista palestinese, dopo che Israele ha condizionato la continuazione della tregua nella striscia di Gaza alla “demilitarizzazione totale” del territorio