TEL AVIV – È crisi istituzionale in Israele a causa della riforma della giustizia voluta dal governo di Benjamin Netanyahu. Il premier, che avrebbe dovuto annunciare la sospensione della controversa riforma, ha rinviato il discorso alla nazione programmato per il 27 marzo alle 10:30 in quanto impegnato in un confronto con i leader dei partiti della coalizione. La decisione di Netanyahu è arrivata dopo una nottata di forti proteste in tutto il Paese a causa del licenziamento del ministro della Difesa Yoav Gallant. Il ministro ha infatti rotto il fronte dell’esecutivo in merito alla riforma della giustizia, avvertendo pubblicamente che tale riforma rappresenta un pericolo per la sicurezza di Stato, chiedendo una sospensione del suo iter.
La minaccia di Ben Gvir
Mentre il ministro dell’Economia Nir Barkat ha dichiarato che sosterrà il premier Netanyahu nella decisione di fermare la riforma della giustizia, arriva un duro avvertimento da Itaman Ben Gvir, leader del partito di estrema destra Potenza ebraica e ministro per la Sicurezza nazionale. Ben Gvir, cui partito è nella maggioranza di governo, ha infatti minacciato Netanyahu affermando che se il premier decidesse di fermare la riforma farà cadere subito il governo. Lo stop alla riforma, che secondo Ben Gvir sarebbe “una resa di fronte alle violenze nelle strade”, stando ai media israeliani è ormai certo e il premier avrebbe già informato gli alleati di colazione della sua intenzione. Nonostante ciò, si sono aperti al Knesset, il parlamento israeliano, i lavori in Commissione Giustizia per votare la riforma.
Le proteste
Nel frattempo, il Paese resta paralizzato dalle proteste. “Non consentiremo alcun compromesso che danneggi l’indipendenza della Corte Suprema”, questa la dichiarazione d’intenti dei leader delle proteste. Indetta una manifestazione di massa alle 14 a Gerusalemme davanti al Knesset per chiedere la riammissione al governo del ministro Gallant. Anche il leader del sindacato dei dipendenti aeroportuali ha annunciato lo stop di tutti i decolli dall’aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv, dopo la notizia dello sciopero generale indetto dal maggior sindacato israeliano, l’Histadrut. Una protesta allargata che coinvolge anche ospedali e università, le quali hanno annunciato un blocco ad oltranza delle lezioni. Lo sciopero ferma anche asili e numerosi centri commerciali e provoca agitazioni tra i dipendenti del ministero della Giustizia.