GAZA CITY – Israele respinge “i diktat internazionali e continuerà ad opporsi al riconoscimento unilaterale di uno Stato palestinese”. Non tarda ad arrivare la risposta del premier israeliano Benjamin Netanyahu, che in un post su X reagisce al pressing del presidente statunitense Joe Biden. Il capo della Casa Bianca, in una telefonata a Netanyhau del 15 febbraio, ha infatti ribadito l’opposizione degli Stati Uniti a un attacco a Rafah “senza un piano credibile ed eseguibile per garantire la sicurezza e il sostegno ai civili”.
A Monaco la Conferenza sulla sicurezza
Al più importante incontro mondiale di politici ed esperti di politica di sicurezza che inizia il 16 febbraio a Monaco, la vicepresidente americana Kamala Harris incontra il presidente israeliano Isaac Herzog e il primo ministro iracheno Mohammed Shia al-Sudani. La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen ha ribadito che “Dobbiamo investire di più, meglio e dobbiamo farlo investire in modo europeo”, rivelando che “il prossimo mese presenteremo una strategia per l’industria europea della difesa”.
Intanto la Russia invita 14 fazioni palestinesi, tra cui Hamas e la Jihad islamica, a prendere parte a una conferenza che si terrà a Mosca dal 29 febbraio al 2 marzo. “Abbiamo invitato tutti i rappresentanti palestinesi, tutte le forze politiche che sono presenti nei diversi Paesi della regione, compresi la Siria e il Libano”, spiega il diplomatico russo Mikhail Bogdanov.
La cortina di ferro dell’Egitto
L’Egitto sta costruendo un mega recinto chiuso da alte mura nel deserto del Sinai vicino al confine nel caso in cui si dovesse verificare un esodo degli sfollati palestinesi. A rivelarlo sono alcuni funzionari egiziani al Wall Street Journal precisando che, nel caso di un grande afflusso di palestinesi da Gaza, l’Egitto cercherebbe di limitare il numero di rifugiati a circa 50.000-60.000 persone. Le autorità egiziane però negano la costruzione dell’opera.
Il raid di Israele sull’ospedale di Khan Yunis
Continuano le operazioni nell’ospedale Nasser di Khan Younis. Quattro pazienti sono morti a causa dell’interruzione del flusso di ossigeno dopo il raid israeliano. Secondo fonti dell’intelligence “finora sono stati arrestati oltre 20 terroristi che hanno partecipato al massacro del 7 ottobre e decine di sospetti sono stati presi per essere interrogati”. All’interno dell’area ospedaliera sono stati rinvenuti mortai, granate e altre armi di Hamas.
Gli aggiornamenti sul campo
Nell’operazione presso l’ospedale Nasser di Khan l’esercito israeliano ha arrestato “oltre 20 terroristi che hanno partecipato al massacro del 7 ottobre”, secondo un portavoce dell’Idf. Il raid delle forze di Israele ha causato almeno 12 morti. Nella notte almeno sei persone sono morte e diverse altre sono rimaste ferite in un bombardamento israeliano nel quartiere di Al-Nasr a Rafah, nel Sud di Gaza. Altre due persone hanno perso la vita in un raid a est di Jabalia. Almeno 12 persone sono morte in seguito a un attacco aereo israeliano sul campo profughi di Nuseirat. Il bilancio delle vittime nella Striscia sale a 28.775 morti, secondo il ministero della Sanità di Gaza.