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Ispi e Limes, insieme al Senato per l’importanza della geopolitica

di Silvia Renda26 Febbraio 2014
26 Febbraio 2014

ispi e limesIn occasione dell’ottantesimo anniversario dalla nascita dell’ISPI (Istituto per gli studi di politica internazionale) e del ventennale genetliaco di Limes (rivista geopolitica del Gruppo Editoriale L’Espresso), la meravigliosa sala Zuccari del Senato della Repubblica ha ospitato, per celebrare la ricorrenza, una conferenza dal titolo “Oltre le élite. La politica internazionale in Italia”
La condivisione dei festeggiamenti ha permesso a Paolo Magri e Lucio Caracciolo, rispettivamente direttori dell’istituto e della testata, di discutere su una tematica al centro dell’attività di entrambi, ossia come la politica internazionale viene affrontata e gestita in Italia.

Presente alla conferenza anche il Presidente del Senato Pietro Grasso, intervenuto con un discorso di circa mezz’ora e scappato dalla sala non appena concluso l’intervento.
“C’è una generale disattenzione dei media sulla politica estera, che sembra incapace di sollevare l’interesse dell’opinione pubblica”: il Presidente del Senato con queste parole pronunciate all’inizio della sua discussione denuncia una concorrenza di colpa dei mezzi di comunicazione nella scarsa e cattiva rappresentazione delle vicende che escono dai confini nazionali. Non c’è inoltre solo una carenza di rappresentazione, ma soprattutto di sostanza. Ciò che trova spazio nell’informazione italiana sulle crisi estere sono infatti i particolari più sensazionalistici, quelli che Paolo Magri nel suo intervento identificherà con la triade “effimero, emergenza, tragedia”.
“Bisogna pensare in termini geopolitici per stabilire il nostro interesse nazionale, per capire chi siamo e definire cosa vogliamo”, continua Grasso, che rimarca l’importanza della geopolitica, biasimando una cattiva amministrazione della politica estera in Italia, rivolgendo sul finale un pensiero al Parlamento, al ministro degli Esteri, Federica Mogherini e alla sua importanza fondamentale in questo campo.

Parla della neoministra anche il direttore de Limes, Lucio Caracciolo. La responsabile della Farnesina insediatasi da qualche con il nuovo esecutivo targato Renzi, avrebbe per Caracciolo innanzitutto il pregio di essere giovane, portando con sé quelli che sono le caratteristiche proprie della gioventù, ossia una maggiore apertura e un gusto per il dettaglio. L’esperienza all’estero della Mogherini, inoltre, si è esplicata nella maniera che è oggi alle nuove generazioni più congeniale, ossia l’Erasmus. L’esempio del ministro dà inoltre a Caracciolo l’opportunità di parlare dei giovani, sempre più spesso costretti ad emigrare all’estero in una quotidiana “diaspora delle menti brillanti”.

Le parole dei relatori di certo non sono molto ottimistiche, come d’altronde da loro stessi premesso. In particolare Paolo Garimberti, giornalista che collabora con Limes, dipinge, da operatore dell’informazione, un quadro mondiale della trattazione delle tematiche internazionali, molto deludente. L’interesse era alto all’indomani del crollo del Muro di Berlino (più o meno il periodo in cui è nata la rivista) e durante la guerra del Golfo. La curva d’interesse inizia ad inclinarsi negli anni 2000, dove comunque c’è un piccolo fuoco di paglia dovuto alla guerra in Kosovo. Oggi non c’è budget, non c’è interesse, non c’è attenzione per le vicende internazionali. Non solo in Italia, ma anche nel resto del mondo. Garimberti cita l’esempio di Le Monde – che ha ridotto i corrispondenti da sette a due – e del Times, che lui classifica, ormai, come giornale di gossip. Si salvano da questa impietosa rassegna solo il Financial Times, il New York Times e, per la tv, la CNN.

Il perché di questo carenza rappresentativa trova risposta nel disinteresse della popolazione italiana che è dovuta per Magri anche all’idea che gli italiani hanno dell’importanza dell’Italia nel quadro internazionale. L’80% di loro ritiene infatti che il Bel Paese sia del tutto ininfluente.
A pochi mesi dalle elezioni europee la previsione di Garimberti risulta tristemente azzeccata: “Pochi andranno a votare. E saranno soprattutto antieuropeisti”.

Silvia Renda

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