Nuovi danni al sito patrimonio dell’Unesco di Palmira, nella Siria centrale. “Fonti locali ci hanno informato che Daesh ha distrutto il tetrapilo, un monumento di 16 colonne, e alcune foto satellitari ricevute da nostri colleghi dell’università di Boston mostrano danni al proscenio del teatro romano”, ha confermato Maaamoun Abdelkarim, ex direttore del dipartimento di Archeologia dell’Università di Damasco. In un primo momento, a diffondere la notizia, scarna di dettagli, è stata l’agenzia ufficiale siriana Sana.
Ieri è stata una giornata intensa in Siria. Decine di miliziani qaedisti e di altre fazioni sono stati uccisi da un raid aereo della Coalizione anti-Isis a guida americana, nella zona nord-ovest del paese. Tra le fazioni colpite, spicca il Movimento Nureddin Zenki, in passato considerato vicina proprio agli Stati Uniti. L’Isis ha quindi risposto decapitando dodici persone di fronte al proscenio dell’antico teatro della città di Palmira. Le vittime erano quattro ribelli, quattro soldati del regime di Damasco e quattro insegnati. Un’esecuzione simile era avvenuta nel 2015, quando degli adolescenti, sedicenti membri dell’Isis, giustiziarono 20 militari sul palco dell’anfiteatro di Palmira. Questo crescendo di eventi ha spinto l’Isis a riprendere in mano l’opera di distruzione del sito archeologico interrotta nel marzo scorso.
Dopo aver occupato l’area, i jihadisti avevano torturato e ucciso Khaled al-Asaad, il più celebre archeologo siriano. Successivamente avevano fatto esplodere il tempio di Bel-Shamin e la cella del tempio di Bell. Si erano salvati il Tetrapylon, posizionato all’inizio della via colonnata, e il teatro romano. Si tratta di opere e testimonianze di inestimabile valore, strappate per sempre al patrimonio culturale mondiale. Adesso l’esercito siriano con l’appoggio delle forze russe sta conducendo un nuovo attacco a 50 chilometri a Ovest di Palmira, nella zona della base aerea T4. Si ritiene che i jihadisti stiano provando a completare l’opera di distruzione nel sito archeologico prima di essere costretti nuovamente alla fuga.