HomeCronaca Isis: condanna a sei anni per il “pugile” Moutaharrik

Isis: condanna a sei anni
per il “pugile” Moutaharrik
Preparava attentato a Roma

Il campione di kickboxing aveva ricevuto

dal Califfo l’ordine di farsi esplodere

di Siria Guerrieri14 Febbraio 2017
14 Febbraio 2017
pugile modificato

Abderrahim Moutaharrik, campione italiano di kickboxing, è stato condannato questa mattina dal Tribunale di Milano a sei anni di carcere per terrorismo internazionale, insieme alla moglie e a due complici, nel processo di rito abbreviato. Tutti ritenuti appartenenti a una cellula italiana dell’Isis, stavano organizzando un attentato a Roma, davanti all’ambasciata israeliana o – più probabilmente – al Vaticano, su ordine ricevuto via Whatsapp direttamente da Al Baghdadi. Queste le accuse per le quali il “pugile” lombardo è stato dichiarato colpevole dal giudice per le indagini preliminari di Milano Alessandra Simion, insieme alla moglie, complice anche lei dei preparativi dell’attentato, e a altri due presunti terroristi. Il campione di kickboxing, ventiquattrenne di origine marocchina, era stato arrestato dalla Digos ad aprile. Gli investigatori avevano intercettato un messaggio criptato, lanciato via Whatsapp dalla sede di comando dello Stato Islamico in Siria, che ordinava a Moutaharrik di compiere un attentato in Italia. Si trattava del “poema bomba”, una costruzione poetica che nasconde al suo interno gli ordini del Califfo per le cellule dormienti in Europa. L’ordinanza di arresto riporta il testo della finta poesia: «Fratello nostro Abderrahim! Questa poesia te la dedica lo Sceicco appositamente dalla terra del Califfato. Il titolo del poema, si chiama poema bomba. Ascolta lo Sceicco, colpisci! (…) fai esplodere la tua cintura nelle folle dicendo Allah Akbar. Affronta la folla del nemico, ringhiando come un fulmine, pronuncia ‘Allah akbar’ e esploditi!». Un ordine esplicito, a cui il pugile non aveva intenzione di sottrarsi: stando agli atti, i possibili obiettivi di Moutaharrik erano proprio Roma e il Vaticano. «Giuro, sarò io il primo ad attaccarli, (…) in questa Italia crociata! Il primo ad attaccarla, giuro! Giuro che l’attacco, nel Vaticano», scriveva al suo mentore, ignaro di essere intercettato.

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