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L’Isis nell’immaginario collettivo. Bufale e paradossi su uno Stato che neanche esiste

di Nino Fazio12 Marzo 2015
12 Marzo 2015
L’Isis nell’immaginario collettivo. Bufale e paradossi su uno Stato che neanche esiste

Il giubbotto scambiato per la bandiera dell’Isis

 

I miliziani dello Stato Islamico sono sbarcati in Italia ma, scoraggiati dal traffico di Roma, hanno preferito Porto Recanati, solare cittadina balneare delle Marche. È l’ultimo degli abbagli presi da inermi cittadini – forse un po’ troppo impressionabili, di sicuro ingenui – da quando imperversa nel Paese la psicosi di un’invasione imminente dell’Isis. Stavolta ci sono pure stati i testimoni oculari. L’avvistamento della ormai celebre bandiera nera issata sull’albero davanti a un palazzo ha fatto scattare l’allarme: “C’è una bandiera dell’Isis al River Village!”. La voce è passata velocemente di bocca in bocca e qualcuno ha giurato pure di aver visto degli extracomunitari aggirarsi per il paese inneggiando al Califfato. Un’invasione in piena regola che è stata presto smontata dai carabinieri, dopo accurati controlli che – manco a dirlo – hanno dato esito negativo. Il vessillo dei “miliziani tagliagole” altro non era che un giaccone con qualche striscia bianca.

A fomentare la psicosi, le manie di protagonismo di qualche bontempone che soffia sul fuoco. La telefonata arrivata un mese fa all’aeroporto Orio al Serio di Bergamo, per segnalare la presenza di una bomba che stava per esplodere, è stata accompagnata dalla frase “Allah Akbar”, letteralmente “Dio è il più grande”. Un ritornello che – al pari della bandiera nera dei terroristi – ci è ormai familiare.

Certamente la minaccia dei jihadisti dello Stato Islamico è reale e sta sconvolgendo il Medio Oriente. Ma sono i mezzi di informazione che hanno insinuato nell’opinione pubblica l’idea di prossimità del nemico e di pericolo costante. Alcune notizie, poi, rimbalzano in maniera virale tra i media, senza essere prima verificate. Totalmente inventato il caso delle parole attribuite a un miliziano che, in un video diffuso dallo Stato islamico, direbbe in perfetto italiano “piano, piano, piano…”. Il video, che mostra i preparativi di un attentato mediante un’autobomba, secondo il sito Globalist.it – che ha realizzato lo “scoop” – rappresenta “la prova-provata della presenza di ‘italiani’ in quei territori”. Peccato che “piano piano” è in realtà “ya rab, ya rab”, un’espressione araba che può tradursi in “mio Dio, mio Dio”. Forse un commento alla sciatteria di certa stampa italiana.

Nino Fazio

 

 

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