Sospeso il referendum sull’indipendenza del Kurdistan. A deciderlo un’ordinanza della Corte suprema irachena, che ha annullato la consultazione prevista il prossimo 25 settembre. Per l’organismo, il referendum indetto dalle autorità della regione autonoma risulterebbe “incostituzionale”. La Corte ha precisato di aver emesso l’ordine in attesa di una sentenza sulla costituzionalità della proposta.
Se è ancora incerta l’accettazione del responso da parte delle autorità di Erbil – che negli ultimi tempi hanno respinto le richieste del governo sciita e del parlamento – l’Onu e gran parte della comunità internazionale, invece, hanno dichiarato la loro contrarietà al referendum. Motivo: il timore che questo possa provocare una nuova instabilità in un Paese ancora alle prese con la battaglia all’Isis.
La consultazione, voluta dal leader del Kurdistan Mas’ud Barzani, dovrebbe tenersi oltre che nel territorio della regione autonoma, anche in altre zone contese con il governo centrale – soprattutto in Kirkuk, area ricca di petrolio e occupata dal 2014 dall’esercito curdo Peshmerga. Ma «se si cambia la costituzione e si cambiano i confini dell’Iraq – ha sostenuto pochi giorni fa il premier di Baghdad, Haydar al-‘Abadi – si incentivano di fatto i Paesi della regione a violare i confini iracheni. Il che è estremamente pericoloso».
Nel frattempo la Turchia – storicamente avversa alla possibilità di uno Stato curdo indipendente – ha appena rafforzato con circa cento veicoli armati la sua presenza al confine con l’Iraq “per un’esercitazione militare non annunciata”. «Nessuno deve covare piani per metterci di fronte a un fatto compiuto alle nostre frontiere meridionali» ha dichiarato oggi il primo ministro turco, Binali Yildirim. Aggiungendo che Ankara è pronta a «prendere tutte le misure necessarie» dinanzi a eventuali minacce ai suoi confini.