È cupo lo scenario che si presenta al mondo a seguito dell’operazione militare voluta dal Presidente degli Stati Uniti Donald Trump, in cui hanno perso la vita lo scorso venerdì, all’aeroporto di Baghdad, il generale iraniano Qasem Soleimani e il suo vice Abou Mehdi al-Mouhandis.
“Una aggressione contro il popolo e il governo dell’Iraq, una escalation pericolosa che potrebbe condurre ad una guerra devastatrice in Iraq, nella regione e nel mondo”. È quanto si legge nella missiva inviata dall’Iraq alle Nazioni Unite, in cui si chiede la condanna del raid che ha ucciso il generale.
Al momento la partita si sta giocando sui possibili ritiri delle truppe dei paesi, alleati o non, dal territorio.
È stata smentita dal Pentagono la volontà di ritirare le truppe americane, contrariamente a quanto richiesto dal Parlamento iracheno. “Nessuno in Iraq può tollerare che restino dopo il terribile crimine che hanno commesso per volere diretto del bandito Trump”, ha affermato il deputato sciita Ahmad al-Assadi in un’intervista al Corriere della Sera. “Il contingente italiano può restare con il compito di addestrare i nostri quadri dell’esercito e della polizia”, ha poi continuato.
Il ministro degli Esteri italiano, Luigi Di Maio, ha dichiarato che “una rimodulazione dei nostri contingenti all’estero andrà pesata ma sempre di comune accordo con gli alleati”. Secondo quanto riferito dal quotidiano La Stampa, nella notte i soldati italiani hanno lasciato la base americana a Baghdad per essere trasferiti in una zona sicura. Ma non ci sarebbe nessuna ipotesi di ritiro dei militari italiani dall’Iraq, secondo il ministero della Difesa. Al contrario, la Germania ha annunciato il ritiro di alcune delle sue truppe schierate in Iraq nell’ambito della coalizione anti Isis.
Per quanto riguarda le possibili mosse dell’Unione Europea, questa mattina il generale Claudio Graziano, capo del Comitato militare dell’Ue, ha dichiarato a Radio anch’io che l’Unione “deve trovare la forza di prepararsi e di intervenire in aree in cui la soluzione non è mai militare. Ma non c’è soluzione senza la componente militare. C’è quella diplomatica, economica, ma dopodiché c’è anche un rapporto di potenza”.