La raffineria petrolifera di Baiji, la principale in Iraq, è passata sotto il controllo dei ribelli sunniti che da giorni imperversano in tutto il paese mediorientale. Un portavoce dei ribelli ha affermato che il sito sarà gestito dalle tribù locali ma il governo iracheno si è affrettato a smentire la notizia.
La raffineria di Baiji, nella provincia di Salahuddin, a nord di Baghdad, è la principale del paese e fornisce un terzo del fabbisogno di petrolio raffinato in Iraq.
I miliziani inoltre hanno occupato anche due vecchi frontalieri, uno con la Siria ed uno con la Giordania. Non solo, da ieri i combattenti dello Stato islamico dell’Iraq controllano il valico di al Walid con la Siria e quello di Turaybil con la Giordania.
La situazione è dunque in continua evoluzione e non mancano gli appelli dell’Occidente. Dopo la visita di ieri del segretario di stato americano John Kerry oggi è stato il turno dei ministri degli esteri europei che nelle conclusioni del Consiglio Esteri Ue sull’Iraq hanno chiesto “a tutti i leader politici iracheni che sia formato urgentemente un governo inclusivo e rappresentativo della volontà di tutto il popolo iracheno in uno spirito di unità nazionale”.
Le violenze però non sembrano attenuarsi. Nella sola giornata di ieri centinaia di soldati sono stati decapitati e impiccati a Salahaddin, Ninive, Dilaya, Kirkuk e nelle zone dove si trovano i jihadisti dello Stato Islamico dell’Iraq e del Levante. A Mosul una statua della Vergine Maria è stata invece distrutta da elementi islamisti che l’avevano tirata giù da una torre della chiesa caldea dell’Immacolata.
Il fronte iracheno è più caldo che mai. Ora sta alla comunità internazionale cercare di mediare e di evitare che il paese ritorni nel caos.
Mario Di Ciommo