Sarebbero almeno 900 i combattenti dello stato islamico uccisi a Mosul dall’inizio dell’offensiva da parte delle forze irachene e della coalizione internazionale che le sostiene. A dichiararlo, alla France Presse, è stato il generale Joseph Votel, capo del Comando Centrale dell’esercito americano. Tra le truppe regolari di Baghdad si sarebbero registrate 57 vittime, mentre almeno 30 sarebbero i morti tra i peshmerga curdi, alleati con l’esercito iracheno.
Le operazioni militari, che mirano alla riconquista della seconda città dell’Iraq, ultimo bastione jihadista nel paese, sono giunte al dodicesimo giorno e, secondo quanto riportato dall’Organizzazione Internazionale per le migrazioni, avrebbero costretto oltre 15 mila persone a fuggire dalle proprie abitazioni.
L’offensiva, lanciata il 17 ottobre su tre fronti (est, nord e sud) si sta concentrando, al momento, sulle località nei dintorni di Mosul e secondo quanto riferito dai responsabili militari sta procedendo ad un ritmo piuttosto rapido. Ma la resistenza dovrà essere più importante quando le forze irachene tenteranno di entrare nella città che lo stato islamico ha dichiarato un califfato nel giugno 2014.
La prospettiva che si scateni una vera e propria guerriglia urbana per accerchiare i jihadisti (tra 3 mila e 5 mila, secondo le stime americane) che si nasconderebbero all’interno di un agglomerato urbano di un milione e mezzo di abitanti, preoccupa la comunità internazionale. Si teme infatti un ulteriore incremento nel numero dei profughi in un paese che ha già registrato più di 3 milioni e 300 mila sfollati da quando, nel 2014, è iniziata l’espansione jihadista.