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HomeCronaca Iran, la Farnesina è al lavoro per far luce sulle cause del fermo di Alessia Piperno

Iran, Farnesina al lavoro
per far luce sulle cause
del fermo di Alessia Piperno

Sulla blogger pesano i post anti-regime

Le trattative puntano all'espulsione

di Claudia Torrisi04 Ottobre 2022
04 Ottobre 2022

Un post tratto dal profilo Instagram della pagina travel.adventure.freedom mostra Alessia Piperno in viaggio+++ATTENZIONE LA FOTO NON PUO' ESSERE PUBBLICATA O RIPRODOTTA SENZA L'AUTORIZZAZIONE DELLA FONTE DI ORIGINE CUI SI RINVIA+++

La Farnesina, in stretto contatto con l’ambasciata italiana a Teheran, sta effettuando verifiche sulle motivazioni del fermo in Iran di Alessia Piperno, romana di 30 anni arrestata lo scorso 28 settembre dalle forze di polizia iraniane. La giovane travel blogger, che si trova in Iran da due mesi e mezzo, dopo quattro giorni di silenzio ieri ha chiamato la sua famiglia: ha confermato di trovarsi in un carcere della capitale e chiede aiuto.

Le ragioni dell’arresto non sono ancora note ma tra le ipotesi c’è la partecipazione diretta alle manifestazioni di piazza che nei giorni scorsi hanno portato all’arresto anche di alcuni stranieri. Sulla ragazza pesano però anche le parole anti-regime pubblicate sui social: più volte Alessia Piperno ha sposato la causa delle proteste che in questi giorni stanno provocando tumulti in Iran. In uno degli ultimi post scritti su Instagram, la ragazza raccontava delle manifestazioni e di come un giorno nel suo ostello si presentarono due donne, due uomini e due bambini per chiedere loro aiuto, spaventati dagli scontri. “Non penso che dimenticherò mai quella prima notte”, scrive. “Avevamo corso verso l’ostello con il cuore in gola, mentre i suoni degli spari rimbombavano alle nostre spalle e l’odore del gas si emanava nell’aria”.

La Farnesina, che ieri ha ricevuto i genitori, ha ricostruito il viaggio della ragazza. La trattativa è complicata ma, come rende noto il Messaggero, dalle parole di Alessia nell’unica telefonata fatta ai genitori si capisce che potrebbe trovarsi non in un carcere vero e proprio, bensì nella cella di una caserma di polizia. Questa informazione potrebbe facilitare il lavoro della Farnesina che intanto ha intensificato i rapporti diplomatici con Teheran: se Alessia si trovasse davvero in una stazione di Polizia e non in carcere, potrebbe aprirsi per lei la strada dell’espulsione e non quella, ben più lunga e complicata, dell’arresto e del processo.

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